martedì 14 luglio 2015

Ricorrendo il Dadaismo

Dada non significa nulla. Dada è un prodotto della bocca, usato per designare quello che sarà.

L' Uruguay: la giusta Atene tra Persia e Sparta

La storia 'Celeste'

La storia del 14 luglio



1099 – il 14 luglio 1099 termina la prima crociata con la conquista di Gerusalemme

1789 – La popolazione di Parigi insorge e viene assaltata la prigione della Bastiglia, simbolo del potere assolutista del re. Da questa data si fa cominciare la rivoluzione francese.

1902 – Venezia: il Campanile di San Marco, risalente al X secolo, crolla improvvisamente. Verrà ricostruito com'era, dov'era, il restauro si concluderà nel 1912.

1916 – Prima serata pubblica del locale Cabaret Voltaire, dove Hugo Ball recitò il primo manifesto del movimento Dada, la cui concezione e nascita avvenne proprio qui

1933 – In Germania, tutti i partiti politici vengono messi fuori legge ad eccezione del Partito Nazista.

1948 – Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti, di cui 3 lo colpiscono. L'attentato a Togliatti causa gravi disordini, che secondo i giornali dell'epoca sfiorano la guerra civile

1958 – Rivoluzione irachena: In Iraq la monarchia hascemita viene rovesciata da elementi nazionalisti dell'esercito. ʿAbd al-Karīm Qāsim diventa il nuovo capo della nazione.

1965 – la sonda statunitense Mariner 4 raggiunge per la prima volta Marte: invierà alla Terra un totale di 21 foto.

1969 – L'esercito del Salvador invade l'Honduras: inizia la Guerra del calcio.

lunedì 13 luglio 2015

Grecia, accordo raggiunto sul piano NoGrexit

Donald Tusk annuncia l'accordo di massima al termine del summit 

Argentina – Germania: Un anno dopo



Un articolo di Alfredo Montalto



Esattamente un anno fa, era questa la magia del gioiellino Gotze che faceva esplodere una nazione intera e piangere un’altra. Un anno dopo, cosa è cambiato? 

L’Argentina piange ancora. Un’altra finale persa, questa volta di Coppa America. E gli avversari non erano gli imbattibili tedeschi, ma un orgoglioso Cile. Nonostante il loro cuore, Vidal e compagni non sono paragonabili a livello tecnico e fisico all’Albiceleste. Tuttavia, anche questa volta, l’Argentina esce sconfitta. Non può essere un caso. A questa squadra manca un leader, che si sappia assumere le responsabilità di una nazione intera nei momenti decisivi. Sì manca proprio lui, Lionel Messi. Con il Barcellona spesso e volentieri comanda la nave e la conduce al porto, nonostante onde fragorose: pensate alle varie finali di Champions da lui decise o ai vari gol nel Clasico. Eppure la pressione, che quando gioca coi blaugrana sembra non subire mai, con l’Argentina pare divorarlo. Inoltre, nessun altro fenomeno (e ce ne sono tanti) si carica la squadra sulle spalle. Non lo fa Aguero, non lo fa Di Maria, non viene permesso di farlo a Tevez, non lo fa sicuramente Higuain. L’impressione è che questa favolosa Argentina, rimarrà una squadra incompiuta, come rimarrà incompiuto il suo uomo più rappresentativo. Quel Lionel Messi, che con la maglietta blaugrana sfonda tutti i record , ma che con la maglietta albiceleste non sa aprire neanche le scatolette di tonno.

E la Germania? Continua a gioire. La nazione tedesca sta vivendo uno dei migliori periodi della sua storia, calcisticamente parlando e non. A livello di club, l’annata non è stata perfetta, ma la Bundesliga sta incentivando sempre di più la sua reputazione di campionato top e ciò va a favore di tutto il movimento. Per quanto riguarda la nazionale, quest’anno una sola sconfitta, pesante, in Polonia. Un tonfo che però non toglie nulla alla squadra più forte del mondo, che partirà come super favorita agli Europei del 2016. Inoltre, la vittoria nel Mondiale ha evidenziato la perfezione del modello calcistico tedesco. Ampia programmazione, stadi di proprietà, politica dei giovani. Un unico dubbio: perché l’Inghilterra, che questo modello lo applica da parecchi anni, non va mai oltre i quarti di finale di una Coppa del Mondo? In ogni caso, la finale del Maracanà sembra aver determinato la fine dell’era spagnola e l’inizio di un’era tedesca nel calcio. Quanto durerà e come si evolverà, solo il futuro potrà dircelo.

La storia del 13 luglio





1908 – Le donne competono per la prima volta nei Giochi olimpici moderni.

1917 – Terza apparizione della Madonna di Fatima

1930 – Il primo Campionato mondiale di calcio inizia in Uruguay

1936 – Inizia la guerra civile spagnola

1977 – Il Blackout di New York del 1977 dura per 25 ore e produrrà saccheggi ed altri 
disordini

2001 – Mosca: il CIO assegna a Pechino (Cina) la XXIX Olimpiade e le Paraolimpiadi estive 2008

2006 – Libano: scoppia la Seconda guerra in Libano


2014 - La Germania batte l'Argentina per 1-0 vincendo il campionato mondiale di calcio in Brasile.

Show Must Go On - Si ricomincia!

Ad un mese dall'inizio della pausa, Informazione Gialla ritorna, più forte di prima!


Ho scelto la citazione per eccellenza, quella del Re, Feddie Mercury, per cominciare il nuovo ciclo di Informazione Gialla. La pausa imposta dagli esami universditari è finalmente terminata ed ora, via con le notizie!


Gianluca Minuto

giovedì 11 giugno 2015

SERIE A - Il pagellone finale: solo Juve! Da Giulietta risuona Matze Knop

Juventus regina senza eredi. Napoli piange e Milano all'unisono. Roma sorride: è Champions! "Luca sei per me, il numero uno!" - cantava Knop.


ATALANTA 5.5: non me ne voglia il direttor Marino, ma mi aspettavo di più. L'esonero di un Colantuono, stranamente spaesato in un ambiente natìo, consente alla Dea di salvare la pelle, grazie ad Edy Reja che conferma ancora una volta di essere un allenatore solido e quadrato. 
Le sorprese: Sportiello, seppur con ampi margini di miglioramento, si dimostra un prospetto interessante. Nonostante lo scarso minutaggio, occhio a Baselli. Zappacosta mette in mostra cuore, eclettismo e qualità.
Le delusioni: Cigarini con la testa alla Modena nero-verde è in aperta polemica con il pubblico, probabilmente cambierà aria. Maxi Moralez e Denis non ripetono la grande stagione dello scorso anno. 

CAGLIARI 4: il disastro era annunciato già a giugno con la scellerata scelta di Zdenek Zeman. Giulini pecca di presunzione e pressappochismo, lasciando la difesa nelle mani di elementi non adatti alla categoria (fatta eccezione per Avelar e Rossettini). Retrocessione fallimentare, tanto quanto l'addio di Daniele Conti, sintomo di una società allo sbando. Capozucca è il raggio di sole nella tempesta: basterà?
Le sorprese: una buonissima prima parte di stagione per Ekdal e Avelar non bastano al Cagliari. Brilla la stellina Geoffrey Donsah, ma attenzione anche a Lorenzo Crisetig. Farias e Joao Pedro elementi da cui ripartire.
Le delusioni: tutto il reparto arretrato, con menzione d'onore per i portieri. Cragno e Colombi non sono pronti per la serie A, Brkic limita (un po') i danni. Disastro Marco Sau: gli infortuni lo frenano e la sua condizione sempre precaria frena il Cagliari. 20 presenze, 0 goal: Longo, ci sei?

CESENA 5: sì, non di meno, perché i romagnoli con quella rosa di più non potevano fare. Mentre Giulini ha smantellato malamente una buona rosa, Lugaresi ha tentato il miracolo con poco. Di Carlo ha dato carattere alla squadra, ma nemmeno il talento di Brienza, Carbonero e Defrel è riuscito a salvare il Cesena.
Le sorprese: sicuramente Defrel e Carbonero sono state le rivelazioni, ma anche e soprattutto uno splendido Franco Brienza, che nonostante le 36 primavere, trascina i bianconeri fino all'ultima partita.
Le delusioni: Krajnc e Renzetti patiscono il grande salto. Volta è costantemente alla ricerca di sé stesso dopo l'exploit sampdoriano sotto la guida Delneri. 

CHIEVO 6.5: sufficienza pienissima per la squadra di un super Rolando Maran. Un 4-4-2 mai vecchio, ma vintage ed una squadra quadrata, che segue il proprio mister in tutto e per tutto, raggiungono tranquillamente una salvezza meritata. 
Le sorprese: Zukanovic brilla alla prima stagione in serie A, su di lui c'è già l'ombra di Mancini. Paloschi-Meggiorini-Pellissier, due per un posto: il costante dubbio del sabato notte per Maran, una costante certezza ogni domenica, qualsiasi fosse la scelta. Da Schelotto a Radovanovic, passando per il tatticismo Hetemaj: cinismo ed essenzialità.
Le delusioni: ci si aspettava l'esplosione di Botta, ma l'ex Inter e Livorno delude ancora. Birsa non fa più di tanto la differenza. 



EMPOLI 8: a tratti i toscani giocano il più bel calcio d'Italia, grazie soprattutto alla sagacia di mister Sarri. Con poche risorse ed un destino che pareva scritto a settembre, gli azzurri volano in classifica e sulle prime pagine dei quotidiani: Empoli è la nuova isola felice d'Italia.
Le sorprese: TUTTI! Un campionato sontuoso, dove brillano su tutti Rugani, Hisaj, Mario Rui, Valdifiori, Croce e Saponara, ma il miracolo ha un nome ed un cognome: Maurizio Sarri.
Le delusioni: Tavano è ormai più leader carismatico fuori che dentro il campo. Laxalt un fantasma, Brillante solo sulla carta.

FIORENTINA 7: nuovo campionato senza Pepito Rossi e senza Gomez (dai, veramente questo è Mario Gomez?!), ma nuovo piccolo grande lavoro targato Vincenzo Montella-Daniele Pradè, uno che il mercato lo fa in silenzio e con pochi spicci. 
Le sorprese: Mohamed Salah, un giocatore splendido che vale Cuadrado, se non di più. L'autentica nuova linfa di gennaio per i Viola, che vivono sulle sue spalle fino allo scoglio Siviglia. Nell'ultima parte di campionato ho rivisto l'Ilicic di Palermo, sperando che non si spenga di nuovo. Menzione per Badelj.
Le delusioni: Mario Gomez più che mai assente per tutto l'anno, Aquilani aggrappato ad un rinnovo che non arriva ed un Gonzalo Rodriguez al di sotto dei propri standard.



GENOA 7.5: stagione brillante degli uomini di Gasperini che cambiano marcia a gennaio. Gioco arioso e molto monolitico, i rossoblu sono una squadra non solo ostica, ma anche forte individualmente:
Le sorprese: De Maio si conferma un gran centrale, mentre Bertolacci esplode definitivamente: che gran giocatore! Niang diventa pantera sotto la lanterna, Perotti è il diamante. Perin, oggi, è l'unico erede di Buffon.
Le delusioni: Marco Borriello è più impegnato nei privè che nelle aree di rigore. Tino Costa vede più infermerie che lidi balneari.

INTER 5: c'è da dire una cosa: Mancini si è dimostrato un gran comunicatore. È riuscito a concentrare le attenzioni dei tifosi verso grandi nomi (difficilmente raggiungibili) quali Yaya Touré e Jovetic, oscurando così le pessime prestazioni in campo. Ci si aspettava un Inter più concreta con l'arrivo dell'ex Galatasaray, ma così non è stato. Mezzo punto in più perché qualche moto d'orgoglio c'è stato.
Le sorprese: se di sorpresa si può parlare, Mauro Icardi è il top player del biscione. Hernanes fa un'ottima seconda parte di stagione, così come Palacio e Guarin. 
Le delusioni: i centrali di difesa sono imbarazzanti: Vidic, Ranocchia e su tutti Juan Jesus offrono delle prestazioni aberranti per tutto l'anno. Il brasiliano è protagonista di un record nerissimo: 14 ammonizioni in una stagione, mai nessuno come lui. Shaqiri rimandato a settembre da Mancini, Podolsky preferisce le bocce.



JUVENTUS 9.5: il double coppa Italia-Campionato è sintomo di un dominio spaventoso. Da gennaio la Juve molla il gruppo e parte in volata: non è certo colpa dei bianconeri se il resto del gruppo è mediocre. Il post Conte è più bello di quanto si possa immaginare: Allegri vince, tranquillizza e convince. La riprova? La finale di Champions conquistata e giocata a testa alta contro i marziani blaugrana. 
Le sorprese: Max Allegri, lui è la sorpresa di un Juve che sfiora la lode. Pereyra, Evra, Sturaro e Morata: sul mercato la Juve non sbaglia più. Pogba si consacra e incanta anche Messi. Marchisio e Bonucci ormai nella top class mondiale.
Le delusioni: la prima parte di stagione di Vidal non è da Vidal (ampiamente ripresosi), ma Llorente si è perso dietro il nuovo Morientes. 

LAZIO 8: i preliminari di Champions sono un traguardo insperato. Pioli dirige la propria banda sapientemente, senza sbagliare una virgola. Tra nuovi gioielli e piacevoli conferme, la Lazio si candida come nuova outsider nella corsa al prossimo titolo. 
Le sorprese: Cataldi e Felipe Anderson su tutti: due autentici tesori di questa Lazio. La squadra passa però dai piedi del direttore d'orchestra Lucas Biglia. Per De Vrij apprendistato superato a pieni voti. Candreva e Parolo sono le sicurezze dei biancocelesti.
Le delusioni: ci si aspettava di più da Keita, invece il ragazzo della Masia tradisce leggermente le aspettative (complice anche la splendida esplosione di Felipe Anderson). Ledesma patisce Biglia. 

MILAN 4.5: altra stagione veramente brutta per il Diavolo. Inzaghi appare completamente spaesato in queste nuove vesti e la dirigenza barcollante di certo non lo aiuta. Ogni partita è un'odissea di tristezza e malinconia per ciò che fu: Sinisa saprà rialzare il Milan insieme a mr. Bee?
Le sorprese: Bonaventura e Diego Lopez acquisti lungimiranti, Menez finché può trascina i suoi, ma stop. 
Le delusioni: un po' tutti: tra un irriconoscibile De Sciglio, uno Zapata desaparecido, un De Jong sottotono, un Poli ed un Honda mai all'altezza. Gennaio non fa che peggiorare la situazione: né Destro, né Cerci regalano sussulti.



NAPOLI 4: nel rapporto obiettivi raggiunti/obiettivi prefissati è sicuramente la peggior squadra del campionato. I preliminari di Champions sono il segnale di un qualcosa che non va e non potrà andare per tutta la stagione. Benitez completa il secondo flop italiano arrivando addirittura quinto all'ultima giornata, perdendo lo scontro diretto, continuando a nascondersi dietro la Supercoppa Italiana. Ciclo finito, e anche male.
Le sorprese: continuo a sostenere che Strinic sia un buon terzino. Gabbiadini è certamente il giovane attaccante italiano più completo, ma a Napoli si siede sempre in panchina. Maggio prova a tener su la barca da capitano, brancolando nel buio però.
Le delusioni: Higuain è indisponente e smette di giocare portando nella fossa Callejon e Albiol. Inler è una quaresima, ma il più grande flop resta però Benitez.

PALERMO 7.5: una stagione bellissima dei rosanero che, sotto la guida illuminata di Iachini, regalano emozioni al Barbera. Zamparini ha trovato la pace dei sensi e la squadra assorbe i flussi benefici.
Le sorprese: la magia del duo Vazquez-Dybala trascina i rosanero, il nueve è un predestinato. Rigoni, Chochev e Gonzalez sono la meraviglia italo-bulgara-costaricense di questo mondo Palermo.
Le delusioni: posso dirlo? Un po' il "Gallo" Belotti, ma forse ciò è giustificato dall'esplosione prorompente di Dybala. 

PARMA sv: ingiudicabile la squadra parmense per tutti i fattori extra campo.
Le sorprese: umanamente ogni elemento che ha chiuso la stagione con la casacca crociata. Sul campo il futuro è José Mauri.
Le delusioni: Cassano abbandona la nave con scuse puerili: Antonio, un altro errore.



ROMA 7: allora, dare un voto alla squadra di Garcia è difficilissimo. Io valuto molto sulle aspettative, perciò dovrei dare l'insufficienza, dati i proclami folli di ottobre ("Dimensione europea...", "Vinceremo lo scudetto..."), ma non me la sento: questa Roma non è pronta a star davanti a questa Juve, non lo è oggi, non lo era ieri. La stagione chiusa al secondo posto, con la Champions diretta, è comunque un buonissimo risultato.
Le sorprese: la conferma di Nainggolan - non che non ci credessi - spaventosamente esplosiva anche nel,a tempesta. La solidità di Manolas e la corsa di Holebas sono state talvolta la scossa per l'ambiente. Meraviglioso Florenzi.
Le delusioni: male i senatori: De Rossi, Totti e De Sanctis non tirano mai fuori la squadra dal pantano. Male gli acquisti estivi Astori, Cole e Iturbe. Gervinho e Doumbia sono rimasti in Coppa d'Africa. 

SAMPDORIA 7.5: fa il pari con l'altra genoana, regalando alla Lanterna nuova luce. Grande stagione di Sinisa Mihajlovic che non molla mai un centimetro. La Samp offre un gioco non spettacolare, ma tremendamente efficace: esattamente l'opposto del proprio presidente.
Le sorprese: l'acquisto di Eto'o e la stagione fantastica di Eder sono i cardini di una stagione da protagonisti. Difesa illuminata e centrocampo strategico: De Silvestri e Romagnoli spiccano su tutti, ma Soriano e Obiang non son da meno. 
Le delusioni: mi aspettavo di più dai giovani Djordjevic e Correa, ma si faranno. Kristicic deve andare a Bologna per giocare.

SASSUOLO 6: campionato senza infamia né lode. Diciamolo: ci si aspettava un po' di più dalla squadra di Squinzi. Complici anche svariati infortuni in difesa ed un attacco spesso poco ispirato, i neroverdi hanno faticato e non poco. 
Le sorprese: l'ennesima doppia cifra di Domenico Berardi. Questi 15 goal sono il simbolo di un giocatore che può dirsi ormai pronto al grande salto. Acerbi e Magnanelli sono la solidità degli uomini di Di Francesco.
Le delusioni: Simone Zaza, dopo l'exploit con la convocazione in Nazionale, si è spento, facendo una stagione nettamente al di sotto delle proprie capacità. Anche Peluso delude.

TORINO 7: una stagione cominciata in sordina culmina con la grande impresa di Bilbao e la vittoria del derby. Ventura lancia alcuni giovani verso grandi palcoscenici europei ed il Toro chiude un campionato più che degno ai piedi dell'Europa League.
Le sorprese: sicuramente Bruno Peres e Glik sono le grandi rivelazioni di quest'anno. Se per il primo si trattava del debutto, per il secondo è stato l'anno della consacrazione come capitano è come giocatore. Darmian ormai è il miglior terzino italiano (destra o sinistra che sia).
Le delusioni: Amauri delude ancora, non che ci aspettassimo molto. Sanchez Mino va via a gennaio, non lasciando nulla, se non un rigore sbagliato.

UDINESE 5.5: Strama ha deluso non solo noi, ma anche i Pozzo che lo hanno liquidato. Alcune buone partite, alcune gravi lacune: il tecnico romano perde un altro ottimo treno.
Le sorprese: Allan si rivela uno dei centrocampisti più concreti del nostro campionato. Widmer merita altri palcoscenici.
Le delusioni: è chiaramente saltato un ricambio generazionale. Wague, Lucas Evangelista e Perica non sono all'altezza dei grandi ex Benatia, Asamoah e Sanchez. Thereau non entusiasma alla prima in Friuli, ma nemmeno Bruno Fernandes si impone.



VERONA 6.5: Mandorlini porta la nave in porto nonostante le svariate peripezie. Salvezza che ha un nome e un cognome: Luca Toni. Dopo gli schiaffi subiti nel doppio scontro contro la Juventus, la Giulietta si è rimessa in corsa e ha incontrato nuovamente il suo Romeo.
La sorpresa: Luca Toni, il bello del calcio. Capocannoniere a 38 anni, 22 goal e tanta voglia, come i ragazzini, più dei ragazzini: "Luca sei per me, il numero uno". Halfreddson è la solidità, Sala il giovane cavallo di razza. Tachtsidis è nella sua dimensione.
La delusione: Rafa Marquez patisce l'impatto con la serie A. Saviola e Nico Lopez sono  spariti all'ombra del gigante Luca. Greco delude ancora in un'altra piazza

Soffri di insonnia? 'Youth' è il rimedio che stai cercando

Sorrentino flop, spettatori dal geriatra dopo la visione dell'ultimo film

sabato 6 giugno 2015

SPECIALE BERLINO - Juve, quanto sei pronta a far la storia?

19 anni dopo, come Harry Potter, Massimiliano Allegri proverà a replicare l'impresa di Marcello Lippi riportando la Juventus in finale di Champions League. Quella dei bianconeri è una cavalcata che ha quattro tappe salienti che andremo ad analizzare:

Simeone alza il muro: decide il pirata turco.


Sì, partiamo dalla prima, e finora unica, sconfitta della Juventus in questa Champions League. Si gioca in casa dei Colchoneros, cosa mai facile per nessuno, ancor meno per una Juventus ancora prigioniera del vecchio modulo che per tanto l'ha imprigionata: il 3-5-2 di stampo contiano risulta ancora inefficace in Europa. 75' di sangue, noia (diciamolo, non proprio una bella partita) e sudore fino al goal di Arda Turan, il braccio armato del Cholo. Allegri passa a 4 dietro, ma è troppo tardi: Simeone erige le mura e di lì, sappiamo bene, non passa nessuno. La Juve guarda l'Europa: più sogno che speranza, più dogma che realtà.

Nel diluvio un tuono: filosofo? Spartano? No, Paul Pogba. 


A Torino arrivano i campioni di Grecia: l'Olympiakos si gioca la qualificazione allo Juventus Stadium. Per la prima volta nella sua gestione, mister Allegri decide di lanciare un inedito 4-3-1-2, schierando il poker d'assi a centrocampo. La Juve gioca molto bene, ma concretizza poco tanto che, all'inizio del secondo tempo si trova a rincorrere sotto 1-2. Pareggio fortunoso di Fernando Llorente e poi assolo di Pogba: il francese, prima si vede rimpallato l'assist, poi, sotto il diluvio di Torino, scaglia una sassata dai 16 metri. È 3-2, la Juve non tornerà più indietro, sarà sempre più difesa a 4, sempre meno difesa a 3, tranne…

Il cancelliere di Fuerte Apache: Carlitos Tevez addomestica il Muro Giallo


È la partita che forse più di tutte dimostra quanto la Juve sia pronta per sedersi al tavolo con le grandi. La Juventus si presenta a Dortmund consapevole che il 2-1 dell'andata non possa essere l'alloro su cui adagiarsi. Pronti, via: è Carlitos Tevez con una sassata, da fermo, dai 25 metri a regolare immediatamente Weidenfeller. La Juve si abbassa e attende la squadra di Klopp, ma sfortunatamente si stira Paul Pogba. Brutta, bruttissima tegola. Nell'ansia generale Allegri pesca il jolly: Andrea Barzagli, rientrante da un lungo infortunio, entra e la Juve torna a suonare il vecchio spartito rimettendosi a 3 dietro. Non solo non passa più nessuno, ma la Juve si dimostra letale in contropiede: Morata, su assist di Tevez, e ancora un Carlos Tevez semplicemente straripante. La Juve vince anche con il 3-5-2, la squadra è matura, non è più questione di moduli, si vince con qualità e spirito di gruppo: ora è l'Europa a guardare la Juventus.

Moratazo: Juve galattica a Madrid.


È una Juve matura quella che si presenta al Bernabeu con la coscienza di dover fare il risultato. Un errore di Chiellini (e un arbitraggio benevolo) regala il vantaggio al Real su calcio di rigore del solito Cristiano Ronaldo, ma poi la Juve è solida e reagisce a metà del secondo tempo: segna Morata e a Madrid è Moratazo, è proprio il figlio prediletto della Madre Casa Blanca a punire Carletto Ancelotti ed i suoi. 

...

La Juve vola in finale non rendendosi conto di ciò che ha fatto, del sogno che ha costruito mattone su mattone. La Vecchia Signora passeggia sotto la porta di Brandeburgo e vive il sogno accantonando il Super Io, lasciando dominare l'Es, pulsando d'Io

Stefano Uccheddu



Il favorito è il Barcellona. Messi-Suarez-Neymar sono inarrivabili per qualunque squadra in Europa. In più, i blaugrana hanno trovato la quadratura che gli mancava a inizio stagione. Nonostante ciò la Juve non parte assolutamente sconfitta. Ma non basterà essere perfetti, bisognerà raggiungere più della perfezione e avere anche fortuna. Spesso le finali si decidono per episodi, la Juve deve fare in modo che gli siano favorevoli. In difesa qualsiasi smagliatura verrà punita: non bisogna commettere errori. Non pesa l'assenza di Chiellini: nella difesa a 4, Barzagli è più solido e preciso. E in attacco bisogna essere letali, ma Tevez e Morata sanno fare il loro lavoro ottimamente. Non ci si può aspettare che la partita si giochi alla pari. La Juve dovrà, giustamente, aspettare e ripartire. L'importante, anche se si va sotto, è continuare a crederci. I bianconeri hanno la forza per vincere. Possono essere più che perfetti. E allora non ci sarà Messi che tenga...sarà Triplete.


Alfredo Montalto



Questa sera non conterà la fortuna, la scaramanzia o la tattica. Meglio, conteranno fino ad un certo punto, fino ad un certo minuto, fino a quando la scintilla del fuoriclasse deciderà di divampare o di spegnersi. Onere e l'onore di trascinare la squadra blaugrana alla coppa è affidata a Messi, la scalata di un Everest alto solo 170 centimetri è compito di Allegri e della sua squadra. Buona Finale a tutti


Gianluca 'Miguel' Minuto

giovedì 28 maggio 2015

A story of a spy-story - Sulla FIFA piomba l'FBI


Quando un'indagine cade nelle mani dell'FBI, vuol dire che qualcosa di grande si muove nell'ombra. La FIFA, massimo organo mondiale del calcio, organizzatore dei mondiali di calcio, finisce oggi sotto la lente inquisitoria del Federal Bureau, senza sapere probabilmente d'esser già stato osservato per tanto, tantissimo tempo.


Chuck Blazer: l'evasore diventato talpa
"Chi era costui?", davanti a questo nome siam tutti un po' don Abbondio, senza sapere che qua non c'è Carneade, ma solo un bravo, che ricorderemo con un dito nel breviario. Ex membro del Comitato Esecutivo FIFA, Chuck ha "dimenticato quanto importante sia, moralmente e non solo, pagare le tasse. Un reddito modesto ed un attico fantastico con vista unica sugli Champs Elysée non si combinano granché bene: su di lui piombano l'agenzia delle entrate ed una toga nera con il marchio del bureau. Blazer ha una sola occasione per patteggiare una dichiarazione dei redditi "distratta": diventare una spia e consegnare all'FBI gli uomini in nero che divoravano le tangenti ed il calcio con esse. Ieri, mercoledì 27 maggio, l'FBI ha provveduto ad arrestare i primi 7 di un sistema marcio sin nelle fondamenta, grazie anche e soprattutto all'evasore pentito Chuck Blazer. Si parla di oltre quaranta capi d'accusa per gli arrestati: frode, riciclaggio e svariati traffici illeciti atti a garantire i diritti tv e le partnership con gli sponsor relativi ai mondiali 2010; si teme però che l'FBI conosca e nasconda ancora qualcosa. Joseph Blatter, presidente della FIFA, esce pulito dalla prima "pulizia" e informa l'FBI di esser pronto a collaborare per scovare il marcio. Nessuno crede, nemmeno lo stesso Blatter, che il nome del presidente svizzero non sia mai uscito fuori. Le assegnazioni dei mondiali a tre Paesi presenti nel "BRICS" (in ordine Sudafrica, Brasile e Russia) sono state quanto mai sospette: i Paesi in questione hanno avuto non poche difficoltà nel completare le opere architettoniche e le attività organizzative. L'FBI parla di indagini che prendono in considerazione oltre 20 anni di calcio marchiato FIFA, sottolineando come alcuni sponsor abbiano già confessato le proprie colpe, mandando alla gogna le rispettive aree marketing. 
Una spy story destinata a diventare la più grande indagine sportiva di sempre: la FIFA è avvisata, l'FBI non scherza.

lunedì 18 maggio 2015

Testa al Passato - 19 Maggio

Gli avvenimenti in data

Focus on... La Cometa di Halley

La storia della cometa più famosa

22 anni fa l'arresto di Nitto Santapaola

Dopo una latitanza infinita, nel 1993 l'arresto del boss

La cantante di oggi è... Amy Winehouse

La biografia dell'artista

Testa al Passato - 18 Maggio

Gli avvenimenti in data

Il video del Buongiorno

Amy Winehouse - You know I'm no good

sabato 16 maggio 2015

Steven Gerrard, l'addio della leggenda

Goodbye, Anfield

La fotografia di Salgado

In Cammino

L'attore di oggi è... John Malkovich

Quale la distanza tra genio o follia?

CLASSIFICHIAMO – MIGLIORI SCALATORI AL GIRO D’ITALIA

Dal 2000 in poi, chi sono i migliori quando la strada sale?

CinemaPonte - GOODBYE LENIN

 Una visione simpatica e intelligente del comunismo

Testa al passato - 16 Maggio

Gli avvenimenti in data

giovedì 14 maggio 2015

lunedì 11 maggio 2015

Bombardata nave cargo turca

Imbarcazione turca sotto le bombe a pochi kilometri dalla Libia, 1 morto

HORROR CULT - La storia del cinema Horror

Una novità su Informazione Gialla

L'incubo dei tassisti - colpevole arrestato

Ha confessato il 30enne romano

Filipppo Tommaso Marinetti: Il Futurismo è qui

Il Manifesto

Di cosa è morto Bob Marley?

La stella del peace and reggea a 34 anni dalla sua scomparsa

U2 - I know them, you too

Un viaggio lungo 40 anni, dai sobborghi di Dublino alla fama mondiale

Il video del buongiorno

Amy Winehouse - You know I'm no good

Testa al passato - 11 Maggio

Gli avvenimenti in data

domenica 10 maggio 2015

SERIE A - Napoli, caduta di stile e non solo. Brillano le milanesi, scivolano le romane.

Tre giornate alla fine del campionato di Serie A, epilogo vicino ed arriva un'altra ufficialità: il Cesena saluta la massima serie!

Orgoglio Madonnina, gladiatori brianzoli al Colosseo

Garcia ha passato in armi il Ticino, pur sapendo di non essere a Roma: a San Siro, i giallorossi sono la brutta copia della già brutta copia vista e rivista quest'anno. Pjanic è l'emblema di questa parabola discendente: da autentico trascinatore (riconosciuto perfino come uno dei migliori centrocampisti d'Europa) a svogliato spettatore non pagante con la spada mai sguainata. A brillare alla Scala del calcio invece è la squadra di Pippo Inzaghi. Un Milan più operaio che mai gioca con carattere e attributi, strappando un successo grazie agli affondi di Van Ginkel, sempre più in crescita, e dell'ex avvelenato Mattia Destro. Nemmeno il rigore (dubbio) segnato, seppur mal calciato, da Francesco Totti riesce a ridare il vigore sperato alla Roma: sarà meglio ritrovare Massimo X Meridio, perché qui, in dubbio, c'è anche la qualificazioni in Champions. Sussulto d'orgoglio per i rossoneri che, tra un tavolo con i cinesi ed uno con i thailandesi, pranzano finalmente seduti al tavolo di casa da padroni, senza aspettar fuori che qualcuno gli lasci il posto. 
A seguito di un baldo Milan, non si può non parlare della balda Lazio di Stefano Pioli che, pur decimata dai cartellini di Massa, gioca con grande cuore e carattere contro i gemelli interisti. Una partita condizionata dagli errori difensivi laziali (prima Mauricio, poi Marchetti) viene vinta con fatica dagli uomini di Mancini, grazie ad un super Hernanes. Entrambi i rossi sembrano essere corretti, ma l'atteggiamento dei gladiatori biancocelesti non muta affatto: altissimi, pronti a ripartire sulle spalle di Candreva e Felipe Anderson. Non è bastato il cuore e nemmeno il passo falso del Napoli: la Lazio rimane a -1 dai cugini, ma con il coltello tra i denti in vista dell'attesissimo derby.

De Laurentiis non parlarci di morale! Texas Hold'em a Udine: Samp pokerstar.

Non si contano più le occasioni di "avvicinamento" perse dal Napoli quest'anno: lo scontro diretto con la Roma, la gara contro l'Empoli ed infine quella di oggi, pareggiata contro il cuore Parma. Un 2-2 che sa di sconfitta sia sul campo, sia a match finito dove un buffetto simpatico di Mirante a Higuain fa scattare il finimondo: l'attaccante argentino, secondo quanto riportato dai media, apostrofa Mirante ed il Parma, accusandoli di "aver giocato" nonostante siano già falliti e retrocessi. Queste parole vuote e, permettetemi il termine, sporche aprono una rissa che coinvolge anche le due panchine. La gravità delle parole dell'argentino, se davvero pronunciate, è incommensurabile per non essere prese in considerazione: la pretesa di aver la partita "in regalo", perché già retrocessi e falliti, è veleno per il calcio, ancor più velenosa se pronunciata da un calciatore come Gonzalo Higuain. Proprio perché privi di obiettivi, ma corretti nei confronti dello sport e della validità del campionato, i calciatori del Parma non meritano solo un applauso, bensì una standing ovation da chi il calcio lo sostiene e lo ama. Curioso che questo cataclisma arrivi dopo lo sfogo, ben poco elegante, del presidente De Laurentiis nel post partita contro il Dnipro. Il produttore cinematografico chiamava in causa Platini e la selezione della sestina arbitrale, professando amoralità ed insinuando malafede. Ora mi chiedo: "Presidente, non sarebbe meglio guardar prima in casa propria?".
Poker blucerchiato di Sinisa Mihajlovic, autentico dominatore del tavolo di gioco ad Udine. La squadra del presidente Ferrero si avvicina sempre più all'Europa: sesto posto, -1 dalla Fiorentina e tantissimo orgoglio per una stagione vissuta sulla cresta dell'onda. Brilla il talento di Soriano, che firma addirittura una doppietta, ma la Sampdoria sembra girare attorno ai piedi del giovane Duncan, autentico gioiello del vivaio interista. Nel frattempo Dybala saluta, dalla panchina, il Barbera: sarà bianconero il futuro del gioiello albiceleste.

martedì 5 maggio 2015

Un artista del pallone: Alex Del Piero, un surfista al Bernabeu.


Momento storico: dove eravamo?
È il 5 novembre del 2008. È quella che si può considerare una notte come tante, anzi, una notte di Champions come tante altre. La Juventus di Ranieri, reduce da una vittoria con la Roma affronta il Real Madrid di Schuster, che dopo un favoloso anno sulla panchina del Getafe, si appresta ad assaggiare la panchina più prestigiosa di Spagna.
I bianconeri sono nettamente inferiori, sul piano qualitativo non c'è paragone: il Real del presidente Caldèron sembra poter passeggiare sulle macerie di una Juventus troppo fenice per esser pronta.


Aria d'Europa? No, aria di Bernabeu,
Consueto 4-4-2 del tecnico testaccino, in difesa come terzino destro fuori Grygera infortunato, dentro Mellberg, ma la sorpresa è a centrocampo: affianco alla "Piovra nera" Sissoko (in quel periodo uno dei migliori metodisti d'Europa) giocherà Tiago, "la lavatrice". Il centrocampista portoghese, chiamato così in Francia perché si diceva riuscisse a recuperare i palloni al fine di renderli giocabili, non era mai entrato nelle grazie né di Claudio Ranieri, né del popolo bianconero che, di palloni puliti, ne ha visti ben pochi.
La stampa sembrava esser concentrata sui cardini rumorosi della Juventus: si parlava delle possibili difficoltà di Mellberg, di Tiago, di Marchionni (incredibile ma anche lui calcò il Bernabeu), ma nessuno parlava di Del Piero. Per il capitano bianconero, quella del Santiago Bernabeu, rappresentava una delle ultime occasione per imporsi in Europa, su un campo prestigioso come quello del Real Madrid. Si dice che il grande surfista senta l'onda ancor prima che essa nasca, perché portatore di un dono naturale; proprio per questo si avventura in mare aperto sapendo che l'onda giusta è lì, dove l'occhio non l'ha ancora vista nascere. Alex sapeva che l'onda giusta era lì, in mare aperto, sapeva che sarebbe arrivata di lì a poco: lui, solo lui, nessun altro poteva prevedere cosa sarebbe successo quella notte.


La partita: cuore, gambe e Alex Del Piero.
La voce di Fabio Caressa inonda le casse del televisore: "Alex Del Piero, un uomo che ha segnato in tutti i più grandi stadi d'Europa, tranne che al Bernabeu. È la volta buona? Scopriamolo insieme."
L'arbitro fischia, la partita comincia. Bastano 17' e il "debito" è saldato. Del Piero, servito da Marchionni (sì proprio lui...), sgroppa a da centrocampo fino ai 20-25 metri e scocca un chirurgico sinistro a incrociare che lascia esterrefatto Casillas. Si va al riposo, Real Madrid-Juventus 0-1, sull'onda c'è Alex Del Piero.
Una Juve con il sangue negli occhi è condotta sui colli madrileni dal suo condottiero, sempre più imperatore, sempre meno guerriero.
Al 22' del secondo tempo, ecco il lampo del gladio mai riposto: punizione dal limite conquistata, dal braccio armato Sissoko, Alex calcia, Casillas guarda, senza professar parola, tutto è fermo: la palla è in fondo alla rete, 0-2, apoteosi bianconera.
Siamo al 47' del secondo tempo. La lavagna luminosa sberluccica un "10" di colore rosso, ciò significa che Alex Del Piero lascerà il campo di battaglia. Ottantamila persone sono pronte all'investitura regale, sono in adorazione, sono in piedi: in quel momento si diventa amanti del calcio, l'arte del "fare calcio", dimenticando bandiere e colori. Tutti in piedi davanti ad un artista che ringrazia con l'umiltà tanto umana che lo ha sempre contraddistinto.


Alessandro Del Piero ha reso fieri non solo i tifosi bianconeri, non solo il tifoso italiano, ma il tifoso di calcio e questo tipo di tifoso non ha né età, né confini geografici, perché di fronte ad un artista l'occhio lascia spazio al cuore.

Torino, 06/11/08


Stefano Uccheddu

Black Block, difficile relazione con l'Italia

L'intervento di Marco Travaglio

'Il 5 maggio' - Alessandro Manzoni










Ei fu. Siccome immobile, 
dato il mortal sospiro, 
stette la spoglia immemore 
orba di tanto spiro, 
così percossa, attonita 
la terra al nunzio sta, 
muta pensando all'ultima 
ora dell'uom fatale; 
né sa quando una simile 
orma di pie' mortale 
la sua cruenta polvere 
a calpestar verrà. 
Lui folgorante in solio 
vide il mio genio e tacque; 
quando, con vece assidua, 
cadde, risorse e giacque, 
di mille voci al sònito 
mista la sua non ha: 
vergin di servo encomio 
e di codardo oltraggio, 
sorge or commosso al sùbito 
sparir di tanto raggio; 
e scioglie all'urna un cantico 
che forse non morrà. 
Dall'Alpi alle Piramidi, 
dal Manzanarre al Reno, 
di quel securo il fulmine 
tenea dietro al baleno; 
scoppiò da Scilla al Tanai, 
dall'uno all'altro mar. 
Fu vera gloria? Ai posteri 
l'ardua sentenza: nui 
chiniam la fronte al Massimo 
Fattor, che volle in lui 
del creator suo spirito 
più vasta orma stampar. 
La procellosa e trepida 
gioia d'un gran disegno, 
l'ansia d'un cor che indocile 
serve, pensando al regno; 
e il giunge, e tiene un premio 
ch'era follia sperar; 
tutto ei provò: la gloria 
maggior dopo il periglio, 
la fuga e la vittoria, 
la reggia e il tristo esiglio; 
due volte nella polvere, 
due volte sull'altar. 
Ei si nomò: due secoli, 
l'un contro l'altro armato, 
sommessi a lui si volsero, 
come aspettando il fato; 
ei fe' silenzio, ed arbitro 
s'assise in mezzo a lor. 
E sparve, e i dì nell'ozio 
chiuse in sì breve sponda, 
segno d'immensa invidia 
e di pietà profonda, 
d'inestinguibil odio 
e d'indomato amor. 
Come sul capo al naufrago 
l'onda s'avvolve e pesa, 
l'onda su cui del misero, 
alta pur dianzi e tesa, 
scorrea la vista a scernere 
prode remote invan; 
tal su quell'alma il cumulo 
delle memorie scese. 
Oh quante volte ai posteri 
narrar se stesso imprese, 
e sull'eterne pagine 
cadde la stanca man! 
Oh quante volte, al tacito 
morir d'un giorno inerte, 
chinati i rai fulminei, 
le braccia al sen conserte, 
stette, e dei dì che furono 
l'assalse il sovvenir! 
E ripensò le mobili 
tende, e i percossi valli, 
e il lampo de' manipoli, 
e l'onda dei cavalli, 
e il concitato imperio 
e il celere ubbidir. 
Ahi! forse a tanto strazio 
cadde lo spirto anelo, 
e disperò; ma valida 
venne una man dal cielo, 
e in più spirabil aere 
pietosa il trasportò; 
e l'avvïò, pei floridi 
sentier della speranza, 
ai campi eterni, al premio 
che i desideri avanza, 
dov'è silenzio e tenebre 
la gloria che passò. 
Bella Immortal! benefica 
Fede ai trïonfi avvezza! 
Scrivi ancor questo, allegrati; 
ché più superba altezza 
al disonor del Gòlgota 
giammai non si chinò. 
Tu dalle stanche ceneri 
sperdi ogni ria parola: 
il Dio che atterra e suscita, 
che affanna e che consola, 
sulla deserta coltrice 
accanto a lui posò. 

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Pagina 12

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"Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico"

Il Grande Torino e la Tragedia di Superga

'Solo il fato li vinse'



Oltre i colori, oltre le bandiere, rendiamo omaggio al Grande Torino. Non esistono parole per il cordoglio, a questo proposito lascio parole e descrizione a CinecittàLuce. Correva l'anno 1949, bel 66 anni or sono.





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