sabato 16 maggio 2015

CLASSIFICHIAMO – MIGLIORI SCALATORI AL GIRO D’ITALIA

Dal 2000 in poi, chi sono i migliori quando la strada sale?






Il Giro è iniziato da una settimana e la voglia degli italiani per questo sport si è riaccesa. Questa volta, sarà un Classifichiamo che unisce presente e passato. Analizzeremo chi sono stati, negli ultimi 15 anni di Giro, gli scalatori migliori: quelli più continui, che hanno infiammato maggiormente le folle, che in salita non hanno avuto eguali. Non valuterò quindi i corridori più forti in generale, ma solo quelli più bravi quando la strada sale. La classifica non terrà conto di possibili prestazioni condizionate da doping o altro, semplicemente perché non si può avere certezza totale su quali ciclisti fossero dopati e quali no. Lo scandalo Armstrong dimostra che davvero chiunque potrebbe mentire. Io credo (e spero) che il ciclismo si sia parzialmente ripulito da ciò. Ma, per analizzare il passato, non è possibile affermare con certezza chi fossero quelli “sani”. Quindi, senza distinzione, ecco il Classifichiamo dei migliori scalatori che abbiamo visto sulle strade del Giro d’Italia.


10° posto: Paolo Savoldelli


Sicuramente non uno scalatore vero e proprio, le sue fortune sono state costruite più che altro su cronometro e discese. Tuttavia era sempre da ammirare la sua capacità di controllarsi in salita, di capire quando era giusto seguire gli avversari  e quando tenere il proprio ritmo era la scelta più saggia. Proprio questa intelligenza gli ha garantito la vittoria di ben due Giri. Da ricordare specialmente quello del 2005: la grande lotta con Simoni venne vinta non solo con le gambe, ma anche con la tattica. Architetto.


9° posto: Andy Schleck


Una presenza al Giro, ma di grande rilievo. Si tratta del 2007 e tutti ricordano la sua eterna sfida con Di Luca. In quell’anno, Andy era solo 22enne e vinse la maglia bianca. Proprio a quella corsa si deve la sua esplosione, che lo porterà a vincere il Tour nel 2010 (quello revocato a Contador) e ad ottenere due secondi posti alla Grande Boucle. Da evidenziare, in ogni caso, la sua caparbietà in salita e la sua volontà di non mollare mai. Come sullo Zoncolan, quando staccò Di Luca e andò vicino a portarsi a casa il Giro d’Italia. Purtroppo la sua carriera è conclusa a causa degli infortuni. Peccato, sarebbe stato piacevole rivedere un corridore di classe come lui sulle strade italiane.

8° posto: Denis Menchov


Ragioniere. Ma con una gamba impressionante in salita. Partecipa a tre giri: un 5° posto nel 2008, una vittoria nel 2009 e un 7° posto nel 2011. Specialmente nel’anno in cui vince, dimostra tutte le sue bestiali qualità in salita, quando controlla i mille attacchi tentati da Di Luca (poi trovato dopato quell’anno) e resiste ad essi. Difende la sua maglia rosa in maniera elegante, ma devastante: non dà mai nessun cenno di difficoltà in salita. Anche le sue espressioni facciali lo rendono indecifrabile, sembra che sia costantemente tranquillo e ciò demoralizza gli avversari. Superiorità russa.


7° posto: Danilo Di Luca


Correva d’istinto. Mai stato un calcolatore, quando si sentiva la gamba attaccava. E lo faceva spesso e volentieri, rendendo le gare sempre emozionanti. Uno di quei ciclisti che non ti annoiano mai, poteva avere cali disastrosi o fare imprese storiche. In ogni caso rimanevi sbalordito. Vince il Giro del 2007 battendo un agguerritissimo Andy Schleck. Cerca di ripetere l’impresa nel 2009, attacca su ogni salita, ma Menchov quell’anno era imbattibile. Comunque uno dei più coraggiosi e rampanti corridori mai visti al Giro.

6° posto: Riccardo Riccò


Ok, poi è stato trovato dopato 3 miliardi di volte. Ma quanto ci ha fatto emozionare in salita? Uno dei pochi ad aver messo in difficoltà Contador, ottenendo un secondo posto al giro costruito sulle imprese che faceva quando la strada saliva. Epica la sua performance sul Monte Pora, quando fa tremare il buon Alberto portandosi a soli 4 secondi dalla maglia rosa. Il problema era la cronometro dove, se vogliamo dirla tutta, è sempre stato scarso. La montagna era il suo habitat, quasi impossibile batterlo là. L’idea è che abbia davvero buttato una possibile grande carriera, per la voglia di emergere subito e di affrettare i tempi. Avrebbe potuto diventare un campione. Immaturo.


5° posto: Vincenzo Nibali


Si passa dall’immaturità, al più maturo di tutti. Ha avuto una crescita graduale che lo ha portato ad essere quello che è. Il Vincenzo nazionale, che l’anno scorso ha dominato il Tour. Tuttavia, anche in Italia ha scritto pagine di storia, vincendo e governando il Giro del 2013. Primo siciliano a farlo. Storica l’impresa, sotto la neve, sulle Tre Cime di Lavaredo. Mai stato uno scalatore puro, è un corridore completo: ottimo a cronometro, in salita e in discesa. Ma, soprattutto ultimamente, è migliorato clamorosamente quando si tratta di scalare le montagne. Corre in maniera intelligente, di solito senza strafare, ma comandando ogni corsa da solo o con il proprio team. Al Giro, quando la strada saliva, era praticamente impossibile staccarlo. Quinto in questa classifica, perché considero  quelli che lo precedono scalatori più autentici.


4° posto: Nairo Quintana


Un puledro sbizzarrito in montagna. Ha costruito la vittoria nel Giro dell’anno scorso, sui distacchi in salita. Clamorosa la sua prestazione nella tappa dello Stelvio, dove rifila 4 minuti a Uran e dove idealmente vince il la corsa rosa. Ha una qualità in salita fuori dal normale. Si sa organizzare molto bene, risparmiando la gamba quando deve e forzando quando può forzare. E quando scatta, taglia le gambe a chiunque. I suoi strappi in salita sono devastanti, simili a quelli di Contador per intenderci. Scalatore vero, quest’anno al Tour sarà dura batterlo.


3° posto: Gilberto Simoni


Grimpeur puro, per dieci anni ha contraddistinto le tappe di montagna del Giro. Gavia, Mortirolo, Colle delle Finestre, Zoncolan: Simoni era sempre a battagliare fra i primi, in tutte queste salite. I suoi risultati sono stati costruiti sulle tappe di montagna, poiché a cronometro e in discesa/pianura non è mai stato un campione. Lo era, eccome, quando la strada saliva. Vince due giri e arriva sul podio in altri cinque. E’ il corridore che ha maggiormente contraddistinto il Giro d’Italia d’inizio millennio.


2° posto: Alberto Contador



In attesa di sapere se riuscirà a vincere il suo secondo Giro(e con quello revocato sarebbero tre), parliamo del Contador scalatore. Un mostro. Fa andare la bicicletta in salita come se fosse in discesa. Ha uno scatto semplicemente letale. Quando si alza sui pedali e parte è come un proiettile di una pistola, difficilissimo tenere il suo ritmo. Il pistolero (chiamato così a causa della sua esultanza) ha entusiasmato gli italiani vincendo il Giro del 2008, con qualche patema, su Riccò. C’è da ricordare, che si presentò al via della corsa completamente preparato e non allenato, siccome solo due settimane prima gli venne tolta la possibilità di partecipare al Tour, come era nei suoi piani. Avrebbe vinto anche nel 2011, da dominatore, ma la vittoria gli venne revocata per doping. Comunque, uno dei più forti di sempre.


1° posto: Ivan Basso


E’ un passista, non uno scalatore. Vero. Ma, diciamocela tutta, sulle salite del Giro difficilmente abbiamo visto qualcuno così forte.  Nel Giro del 2006 ha vinto con 9 minuti di vantaggio sul secondo! Scattando praticamente su ogni salita, vincendo tre tappe e sovrastando chiunque. Quell’anno venne bloccato dall’Operacion Puerto, quando sembrava assai probabile la sua storica doppietta Giro-Tour. Nel 2010 vince di nuovo, questa volta con distacchi normali. Nel 2005 manca la vittoria solo perché ha una sventurata giornata nella quale, ammalato, subisce un ritardo di mezz’ora. In salita, doping o non doping, era irreversibilmente il migliore. Difficilmente ho visto, nel ciclismo in generale, una manifesta superiorità come quella da lui evidenziata nel 2006. Forse solo Armstrong. Il varesino, passista o scalatore che fosse, in montagna era il re.




Alfredo Montalto













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