Tre giornate alla fine del campionato di Serie A, epilogo vicino ed arriva un'altra ufficialità: il Cesena saluta la massima serie!
Orgoglio Madonnina, gladiatori brianzoli al Colosseo
Garcia ha passato in armi il Ticino, pur sapendo di non essere a Roma: a San Siro, i giallorossi sono la brutta copia della già brutta copia vista e rivista quest'anno. Pjanic è l'emblema di questa parabola discendente: da autentico trascinatore (riconosciuto perfino come uno dei migliori centrocampisti d'Europa) a svogliato spettatore non pagante con la spada mai sguainata. A brillare alla Scala del calcio invece è la squadra di Pippo Inzaghi. Un Milan più operaio che mai gioca con carattere e attributi, strappando un successo grazie agli affondi di Van Ginkel, sempre più in crescita, e dell'ex avvelenato Mattia Destro. Nemmeno il rigore (dubbio) segnato, seppur mal calciato, da Francesco Totti riesce a ridare il vigore sperato alla Roma: sarà meglio ritrovare Massimo X Meridio, perché qui, in dubbio, c'è anche la qualificazioni in Champions. Sussulto d'orgoglio per i rossoneri che, tra un tavolo con i cinesi ed uno con i thailandesi, pranzano finalmente seduti al tavolo di casa da padroni, senza aspettar fuori che qualcuno gli lasci il posto.
A seguito di un baldo Milan, non si può non parlare della balda Lazio di Stefano Pioli che, pur decimata dai cartellini di Massa, gioca con grande cuore e carattere contro i gemelli interisti. Una partita condizionata dagli errori difensivi laziali (prima Mauricio, poi Marchetti) viene vinta con fatica dagli uomini di Mancini, grazie ad un super Hernanes. Entrambi i rossi sembrano essere corretti, ma l'atteggiamento dei gladiatori biancocelesti non muta affatto: altissimi, pronti a ripartire sulle spalle di Candreva e Felipe Anderson. Non è bastato il cuore e nemmeno il passo falso del Napoli: la Lazio rimane a -1 dai cugini, ma con il coltello tra i denti in vista dell'attesissimo derby.
De Laurentiis non parlarci di morale! Texas Hold'em a Udine: Samp pokerstar.
Non si contano più le occasioni di "avvicinamento" perse dal Napoli quest'anno: lo scontro diretto con la Roma, la gara contro l'Empoli ed infine quella di oggi, pareggiata contro il cuore Parma. Un 2-2 che sa di sconfitta sia sul campo, sia a match finito dove un buffetto simpatico di Mirante a Higuain fa scattare il finimondo: l'attaccante argentino, secondo quanto riportato dai media, apostrofa Mirante ed il Parma, accusandoli di "aver giocato" nonostante siano già falliti e retrocessi. Queste parole vuote e, permettetemi il termine, sporche aprono una rissa che coinvolge anche le due panchine. La gravità delle parole dell'argentino, se davvero pronunciate, è incommensurabile per non essere prese in considerazione: la pretesa di aver la partita "in regalo", perché già retrocessi e falliti, è veleno per il calcio, ancor più velenosa se pronunciata da un calciatore come Gonzalo Higuain. Proprio perché privi di obiettivi, ma corretti nei confronti dello sport e della validità del campionato, i calciatori del Parma non meritano solo un applauso, bensì una standing ovation da chi il calcio lo sostiene e lo ama. Curioso che questo cataclisma arrivi dopo lo sfogo, ben poco elegante, del presidente De Laurentiis nel post partita contro il Dnipro. Il produttore cinematografico chiamava in causa Platini e la selezione della sestina arbitrale, professando amoralità ed insinuando malafede. Ora mi chiedo: "Presidente, non sarebbe meglio guardar prima in casa propria?".
Poker blucerchiato di Sinisa Mihajlovic, autentico dominatore del tavolo di gioco ad Udine. La squadra del presidente Ferrero si avvicina sempre più all'Europa: sesto posto, -1 dalla Fiorentina e tantissimo orgoglio per una stagione vissuta sulla cresta dell'onda. Brilla il talento di Soriano, che firma addirittura una doppietta, ma la Sampdoria sembra girare attorno ai piedi del giovane Duncan, autentico gioiello del vivaio interista. Nel frattempo Dybala saluta, dalla panchina, il Barbera: sarà bianconero il futuro del gioiello albiceleste.
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