La violenza dopo il rifiuto di piegarsi
Ricorre oggi l'anniversario dell'episodio che nel 1931 segnò la storia della musica classica italiana e la vita di Arturo Toscanini, un uomo che decise di perseguire i suoi ideali senza stravolgerli per dar seguito al fascismo regnante in Italia.
Ecco la vicenda secondo Bibliotecasalaborsa.it
Lo "schiaffo" a Toscanini
La sera del 14 maggio è in programma al teatro comunale un concerto, diretto da Arturo Toscanini, in memoria di Giuseppe Martucci, direttore emerito dell'orchestra bolognese alla fine dell'800.
Il Maestro si rifiuta di dirigere l'inno fascista Giovinezza e l'Inno reale al cospetto del ministro Ciano e di Arpinati. Viene aggredito e schiaffeggiato da alcune camicie nere presso un ingresso laterale del teatro (secondo Indro Montanelli si trattava di Leo Longanesi). Rinunciando al concerto, il Maestro si rifugia all'hotel Brun.
Il Federale Mario Ghinelli, con un seguito di facinorosi, lo raggiunge all'albergo e gli intima di lasciare subito la città se vuole garantita l'incolumità. Ottorino Respighi media con i gerarchi e ottiene di accompagnare Toscanini al treno la sera stessa. Il 19 maggio l'Assemblea regionale dei professionisti e artisti deplorerà "il contegno assurdo e antipatriottico" del maestro parmigiano. Toscanini dal canto suo scriverà una feroce lettera di protesta a Mussolini, già suo compagno di lista a Milano nel 1919.
Dal "fattaccio" di Bologna maturerà la sua decisione di lasciare l'Italia, dove tornerà a dirigere solo nel dopoguerra. Il concerto in onore di Martucci sarà rifatto al Comunale 60 anni dopo, il 14 maggio 1991, sotto la direzione di Riccardo Chailly.
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