venerdì 8 maggio 2015

CLASSIFICHIAMO – MIGLIORI PLAYMAKERS IN NBA

Tanti fenomeni, ma chi il più forte?




Torna il Classifichiamo e questa volta non si parla di calcio.  E’ tempo di play-off e quindi trattiamo di Nba e, più specificatamente, di playmakers. Storicamente l’Nba non ha mai avuto particolari problemi con chi imposta le azioni: c’è sempre stata una grande abbondanza di fenomeni. Carenza di talenti, che si può notare invece in altri ruoli, come ad esempio in quello del pivot. Tanti, quindi, i candidati fra i playmakers. Classifichiamoli. Chi i migliori? 


10° posto: Tony Parker (San Antonio Spurs)



Calato. E anche parecchio. L’Europeo  del 2013 vinto con la Francia, in cui è stato essenzialmente decisivo, si è rivelato l’ultimo torneo in cui abbiamo visto il Parker fenomeno. Dopo si è un po’ perso, a causa di infortuni e vecchiaia. Anche nell’anello vinto la scorsa stagione con gli Spurs si è visto solo a tratti il Parker immarcabile che eravamo abituati a conoscere. Quest’anno ancor meno. A San Antonio è mancato fortemente lui questa season, non più trascinatore come un tempo. Non è casuale la stagione zoppicante dei campioni in carica e l’uscita al primo turno dei play-off. Poi non stiamo mai parlando di un brocco, intendiamoci. Parker non lo sarà mai, infatti i suoi 14 punti di media continua a mantenerli. Tuttavia, non è più il top della lega.


9° posto: Rajon Rondo (Dallas Mavericks)




Discontinuità fatta a persona. Giocate assurde, qualità impressionanti…rovinate da una testa non all’altezza. Si pensava che magari il cambio d’aria (da Boston a Dallas) lo facesse maturare. Niente da fare. Rajon Rondo è questo giocatore, fenomenale in certe partite, assente in altre. Capace di giocate al limite delle abilità umane, come di stupidaggini colossali. Stagione sufficiente, niente di più, nonostante i quasi 9 assist di media. Tuttavia non vorrei mai rischiare di avercelo contro. Se è in giornata, non te la fa mai vedere.


8° posto: Jeff Teague (Atlanta Hawks)




Nell’annata stratosferica degli Atlanta Hawks, lui è uno degli attori principali. Circa 16 punti e 7 assist di media e un contributo di grande rilievo e intensità in ogni frangente. Una dinamicità e un atletismo impressionante, che gli permettono anche schiacciate da All Star Game. Forse è la personalità in questo caso la pecca. Lo evidenziano le prestazioni: in casa è spesso devastante, in trasferta sovente è intimorito. Tuttavia è un giocatore in costante miglioramento, chissà cosa potrà riservare il futuro…


7° posto: Kyrie Irving (Cleveland Cavaliers)




La presenza di Lebron è ingombrante, anche lui ora lo sa. LB23 ha oscurato il cestista di origine australiane, che ha enormi difficoltà a emergere. Sembra gli manchi sempre quel passo che gli permetta di diventare una star assoluta dell’NBA. Detto ciò i suoi 20 e passa punti di media ce li ha sempre, quindi non si può certo dire che sia un giocatore ininfluente. Lo dimostra in quelle serate in cui fa 57 punti e vince, da solo, la partita contro gli Spurs. Forte è forte, gli manca la continuità e forse più personalità per uscire al di fuori dell’ombra che Lebron ha levato su di lui. Ha solo 23 anni, ha tempo.


6° posto: Derrick Rose (Chicago Bulls)



Emblematici i canestri sparati in faccia a Irving in gara-1 contro i Cavaliers. Ha una classe sopraffina e un’abilità di vestire i panni del leader da top della lega. L’idea è che, se tornasse ai suoi livelli, sarebbe indubbiamente uno dei primi due in questa classifica. Ma non si sa se ci tornerà. I costanti infortuni lo limitano enormemente. Deve sempre recuperare e non è un mestiere semplice. Tutti speriamo di rivedere il Derrick Rose che faceva impazzire le folle, che rendeva la sua canotta la più venduta al mondo. Tutti speriamo, ma rimangono molti dubbi. 


5° posto: Damian Lillard (Portland Trail Blazers)



A me, personalmente, ricorda tantissimo Westbrook. Per fisico, faccia e stile di gioco. E’ solo un po’ meno forte e meno continuo, per ora. Anche lui si sta perfezionando nel corso degli anni. Grande tiro, grande dinamismo, esplosività da fuoriclasse. Questa stagione è stata davvero eccezionale. 21 punti di media, si è iniziato a parlare della Portland di Lillard, non più di Aldridge. Gli manca qualcosa in fase difensiva, ma può migliorare parecchio in quel fondamentale. E’ ancora giovane, 24 anni. Non mi stupirei se nel giro di qualche anno vincesse… sì lo dico: l’MVP.


4° posto: John Wall (Washington Wizards)




Sta facendo dei progressi pazzeschi, sembra migliorare ogni giorno. Ha un dinamismo eccezionale ed è il capo di Washington. Sta trascinando i Wizards ai play-off. Non a caso in gara -2 con Atlanta, senza di lui (fermo per infortunio), gli Hawks hanno ottenuto il pareggio. Non ha nessuna paura o ansia da prestazione, quando conta lui risolve i problemi. Tuttavia gli manca ancora qualcosa per essere il top del top. 17 punti di media in stagione, anche se sono parecchi, non sono da fenomeno totale. Certo, poi ci mette anche 10 assist. Le sue medie brutte non sono e se migliorasse ancora… Per ora è forte quanto volete, ma non soprannaturale come i primi 3.


3° posto: Chris Paul (Los Angeles Clippers)



Magico. Rende facile ogni cosa, è davvero devastante. Il playmaker classico e perfetto: 1.83 per 79 kg, con una qualità di passaggio spesso divina. Sinceramente non è il mio giocatore preferito, sbaglia troppi tiri a partita. Però devo ammettere che sta guidando i Clippers da molti anni e che quando accende la lucina è impossibile fermarlo. Velocità, cambio di ritmi e movimenti di corpo che fanno venire il mal di testa a chiunque difensore. Miglior assistman della regular season e ha iniziato a mettere dentro anche i canestri decisivi, come quello in gara -7 contro San Antonio. Diciamo che non ha paura e che i giovani playmaker, in Nba e non, dovrebbero imparare da lui. L’intelligenza fatta a pallacanestro.


2° posto: Russel Westbrook (Oklahoma City Thunder)



Parlavamo di intelligenza? Non parliamo di Westbrook. Ecco l’irrazionalità fatta a pallacanestro. Quando gioca fa esattamente quello che vuole. Vuole fare canestro da metà campo? Lui ci prova. Vuole fare una schiacciata in mezzo a due giocatori, magari fra i migliori difensori della lega? Lui ci prova. Il problema è uno solo: ci riesce quasi sempre. Quest’anno, senza Durant infortunato, ha letteralmente preso per mano Oklahoma e trascinato i Thunder con le sue prestazioni. Non ai play-off, ma poco ci è mancato che facesse il miracolo. Giocava da solo in pratica, che può essere anche un limite, ma che è una cosa che 3-4 in questa lega possono permettersi di fare. 28 punti di media, miglior numero di canestri fatti a partita della regular season. Mai banale, sempre devastante. Questo è Russel Westbrook


1° posto: Steph Curry (Golden State Warriors)



No dai davvero è l’MVP? Non me l’aspettavo! Ok, sto bleffando. Stagione pazzesca la sua. E’ migliorato in maniera esponenziale nel corso degli anni, ma in questa season sta davvero raggiungendo il limite. Penso che più forte di così non possa essere. Guardare Steph Curry giocare è qualcosa come una droga, ti sfodera sempre giocate che non potevi immaginare e che ti fanno urlare il suo nome. Giocatore stupefacente, nel vero senso della parola. Non perfetto in fase difensiva, ma sinceramente può permetterselo. 24 punti di media, 7 assist. Esaltatore delle folle. Fenomeno vero. Il migliore. Sempre con quel sorriso da bambino in faccia e quel paradenti fuori posto.





Ha scritto per voi e per Informazione Gialla, Alfredo Montalto

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