venerdì 15 maggio 2015

HORROR CULT - Halloween

La notte delle streghe



«La vigilia di Ognissanti / han paura tutti quanti!». Fino a quando non ci hanno fatto un bel film e si può avere paura tutti i giorni dell'anno. Questa è democrazia.


Regia: John Carpenter
Cast: Jamie Lee Curtis, Donald Pleasence, Nick Castle.
Produttore: Debra Hill, John Carpenter
Anno: 1978
Costo: 300.000 $
Botteghino: 50 mln $
Voto: **********

31 ottobre 1963: Michael Myers, un ragazzino di appena 10 anni, uccide la sorella a coltellate in un impeto di follia, dopo averla sentita fare l'amore con il suo compagno.
Sono passati 15 lunghi anni, trascorsi da Myers in un manicomio criminale, dove il dottor Loomis ha tentato prima di curarlo, poi di nasconderlo al mondo, in una cella, resosi conto della sua natura mostruosa e perversa. Ma il giorno del processo, poco prima della notte di Halloween, Michael riesce a fuggire dalla propria prigione e a raggiungere la città natale. È qui che può nuovamente scatenare la sua follia omicida, perseguitando la giovane Laurie e le sue amiche ignare, in un crescendo di terrore puro senza fine.

La presenza costante del male è l'elemento centrale della pellicola. Michael Myers è una sorta di messia demoniaco, un'ombra, che perseguita con la costanza di una malattia tutto ciò che desidera distruggere. Tutto è funzionale a creare questa sensazione di presenza costante, e tutto riesce perfettamente nello scopo: la musica tagliente e ipnotica, che precede l'apparizione di Myers di una quantità sempre imprevedibile di secondi, la maschera di plastica incolore che rende il suo volto totalmente inumano, la sceneggiatura tetra e asciutta che contrappone il realistico ritratto della vita di provincia americana e dei suoi personaggi, alla follia mistica dei silenzi di Myers e dei monologhi allucinati del Dr. Loomis, reso folle dalla convivenza con la follia. 

Un incredibile pezzo di bravura di un regista che ha scritto e riscritto più volte la storia del cinema Horror. È il più limpido studio cinematografico sulla costruzione e la manipolazione dell'ansia nello spettatore, a discapito (volutamente) di ogni velleità e originalità in termini di trama e di recitazione. Carpenter ribadisce il proprio talento (dopo «Distretto 13») nel valorizzare i film a basso budget, spendendo appena 300.000 dollari per poi incassare più di 50 mln, senza contare gli introiti a lungo termine (ben 7 sequel e 2 remake, che hanno riutilizzato costumi, musiche e personaggi, rilanciando ogni volta le vendite del film originale, della colonna sonora e del merchandising). 

Ma dietro a tutto il palinsesto economico e culturale che il film ha creato, c'è un'opera che ha cambiato il nostro modo di vedere la paura, capace di elevare un caso di cronaca e di letteratura psichiatrica da quattro soldi a filosofia prima del male, con intelligenza e astuzia, sfruttando sia i propri pregi che i propri difetti di base (dovuti al budget e al cast), e mettendo ogni suo aspetto al servizio del risultato. Un gran risultato.

p.s. Spero sia abbastanza chiaro che il film mi è piaciuto.



Pietro Pagliana

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