lunedì 2 marzo 2015

"Verité" - Parma brucia



Alla fine del XIX secolo, lo scrittore francese, Émile Zola, difese il generale ebreo Dreyfus, accusato ingiustamente di spionaggio verso gli odiati tedeschi dalla corte marziale francese, in un documento chiamato "Verité", dove esponeva la propria (oggettivamente vera, ma non riconosciuta) analisi sul caso. Questo scritto divenne l'ancora di salvezza di Dreyfus che, grazie soprattutto alla ricerca del vero di Zola, riuscì a farsi reintegrare nell'esercito francese, facendo cadere ogni accusa.

La ricerca del vero servirebbe per risolvere la diatriba Parma, così come servirebbero nel mondo del giornalismo più Émile Zola e meno sciacalli di lapidi, ma questa è un'altra, seppur collimante storia. È storia di bonifici inarrivabili, presidenti fantastici (nel senso più fantasy del termine, all'appello mancherebbero solo un nano ed un hobbit) e di ritardi nei pagamenti delle imposte IRPEF: insomma, una storia triste e misteriosa, soprattutto misteriosa. 

Andiamo con ordine: Ghirardi paga in ritardo una tassa IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) sugli stipendi dei suoi ragazzi, dal corrispettivo di 300.000 euro. Già qui ci sono delle discrepanze pericolose da analizzare: una società che ha investito negli anni oltre 20 milioni di euro, dimentica (o comunque non paga) 300mila euro di imposta? Perché dovrebbe farlo? Ma quando sembrava superato anche questo gradino che, oggettivamente, non poteva far cadere giganti, ecco la seconda magagna: non c'è la Licenza UEFA per far giocare il Parma al Tardini in Europa ed il problema sembra tanto insormontabile da non poter essere risolto. Nessuno stadio che ospitasse i ducali, nessun investimento che aiutasse lo stadio Tardini ad essere a norma. 

L'UEFA non sente ragioni: il Parma non va in Europa e la Lega in Italia non aiuta la propria squadra, ma fa figli e figliastri spingendo immediatamente Cairo per lanciare la propria candidatura verso i preliminari di Europa League al posto della società di Ghirardi. Proprio quest'ultimo va su tutte le furie e si dimette, non curante di possedere ancora la società, con un'accusa tagliente verso un sistema marcio e corrotto. Dove sta il filo di Arianna però? Le prime voci di un Parma impossibilitato a giocare in Europa League le si sentivano già dalla terzultima giornata di campionato, quasi come fosse un rumore di fondo fossile al sapore di minaccia velata. Ghirardi ha provato a tener su la baracca nonostante debiti e numeri mostruosi: 242 giocatori a libro paga tra Serie A (per portare un paragone, una società come la Juventus ne ha circa 70), Serie B, Lega Pro e serie minori, sono un numero inimmaginabile nemmeno per una big super finanziata dagli sponsor. A questo punto voi direte: "Tutto molto bello (parafrasando il grande Pizzul), ma se le cose stavano così il Parma sarebbe comunque fallito!" Ecco, non esattamente, anzi no. Vi spiego: con l'entrata in Europa il Parma avrebbe incassato una cifra intorno ai 20-30 milioni, sponsor inclusi, con un potenziale di crescita esponenzialmente maggiore a quello di molte squadre in Italia. 

La cessione dei pezzi grossi (Biabiany, Parolo, Paletta e Cassano) avrebbe portato ulteriori liquidi in casa Parma che, in piccola parte, la società avrebbe reinvestito ed comprare qualche giocatore, ma che in buona parte avrebbe contribuito alla ricostruzione societaria che aveva in mente il duo Ghirardi-Leonardi. La Lega non ha supportato il Parma per portare a compimento questo progetto che sarebbe dovuto rimanere inter-nos ed ecco chiuso il cerchio con conseguente comprensione delle parole al veleno di Ghirardi. La Lega Calcio era perfettamente a conoscenza della situazione in cui versavano i gialloblù e ha beatamente voltato le spalle alla società di Ghirardi affossandoli definitivamente verso il prossimo fallimento o pseudo tale. In tutto questo sistema che suona tanto di "House of cards" l'AIC (Associazione Italiana Calciatori) stava a guardare disinteressata, per poi ergersi a solidale e sindacalista nell'ultimo periodo, confermandosi uno degli agglomerati più inconsistenti ed insensati del calcio italiano. 

Questo omicidio non ha una colpa unitaria, ma una serie di carnefici che, chi più chi meno, hanno accoltellato la storia di una società gloriosa: se Ghirardi aveva imbastito un piano utopico che si appoggiava molto, anzi troppo, sull'aiuto di una Lega che si è dimostrata egoista nel suo preservare la propria immagine in superficie, lo stesso Tavecchio continua a scivolare dopo un'elezione che ha ancora dei lati oscuri. Cosa c'entra Tavecchio? Beh dopo la cessione di Ghirardi sono arrivati personaggi uno più strano dell'altro affermando di essere i nuovi presidenti del Parma e avete sentito una presa di posizione da parte dell'inibito Tavecchio? No. Questa società continua a passare di palo in frasca: da società con nomi impronunciabili per il presidente stesso, passando per Taçi, fino a Manenti. Possibile che non vi sia un'ente che possa verificare le disponibilità economiche di un futuro acquirente di una squadra di Serie A, come avviene in Premier League? 

Tutto ciò ha dell'assurdo, l'unica squadra che ne giova è il Toro che, impresa su impresa, è arrivata agli ottavi di coppa arricchendo e migliorando paradossalmente la posizione della FIGC ed il ranking UEFA italiano. Una situazione paradossale dove la Lega ne esce da vincitrice dopo aver ucciso un proprio figlio senza versare lacrime, ma che ora esulta sulle spoglie di una vittima uccisa e violentata, facendo finta di non saper nulla, ma con la mano ancora insanguinata. 

Stefano Uccheddu

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