domenica 29 marzo 2015

CASO CONTE: "Amor c'ha nulla amato amar perdona"? - Antonio torna da Francesca


Canto V dell’Inferno dantesco, Paolo e Francesca, Dante eclissa la loro anima dannata con l’immagine di un amore necessariamente corrisposto per giustizia divina, per un paradigma letto e memorizzato dal libro galeotto che li lasciò nelle mani del destino maledetto. La Juventus e Antonio Conte si sono amati: hanno flirtato ed hanno lasciato il porto insieme come Jack e Rose e dopo tre anni sono affondati contro un iceberg di bugie e verità non dette, come se iceberg non ne avessero già schivati abbastanza. Ma quanto questo amore era reciproco? Quanto trasporto c’era? Questo non si sa e forse non si saprà mai. Il secondo giorno del ritiro di luglio, dopo la clamorosa notizia del suo addio alla sua Signora, nessuno avrebbe mai auspicato il suo approdo sulla panchina della Nazionale per una serie esponenzialmente grande di fattori. Conte, il sergente di ferro, colui che si alimenta di campo, di corsa, di allenamenti, va ad allenare a 45 anni una Nazionale problematica e saltuaria come quella azzurra? Per carità, la sfida è allettante e Antonio ha dimostrato quanto sia attratto dalle sfide; ma la scelta non mi ha mai convinto come non ha convinto molti altri tifosi di calcio. L’ex allenatore della Juve sembrava e sembra oggi il Messia, l’unico in grado di risollevare le sorti della selezione azzurra dopo la débâcle doppia: 2010-2014 firmata dalla leggenda Lippi e dal desaparecido Prandelli. Esordio ottimo con due schiaffi rifilati agli Oranges, autori di uno splendido mondiale sotto la guida illuminata di Van Gaal, match di qualificazione per gli europei discreti: la squadra appare spesso spaesata e carente di talento. 


In questo momento storico è inutile nascondersi, in Europa abbiamo almeno 5-6 squadre davanti: naturalmente la Germania, la Spagna che non muore mai, l’Inghilterra che sta attraversando un ricambio generazionale strepitoso (vedi i vari Sterling, Kane, Chamberlain, Shaw, Chambers…), il Belgio dei fenomeni (mi sbilancio: potenzialmente la squadra più forte d’Europa!), la Francia dei gioielli (Pogba e Kondogbia coadiuvati dalla coppia Griezmann-Benzema) e, ultima ma non ultima, la Croazia dei ragazzi geniali e del centrocampo illuminato (Rakitic, Modric, Kovacic, Brozovic, Perisic, senza dimenticare la punta Mario Mandzukic). Conte invece tira una coperta cortissima che ha assistito ad un ricambio generazionale assolutamente deludente, anche vittima di un esterofilia italiana preoccupante e di un lavoro scarso sia come risorse economiche, sia come scouting sui settori giovanili. Ecco allora che il tecnico salentino pesca a piene mani ai confini delle cittadinanze e delle regole della FIGC: Eder riceve la convocazione tramite il bisnonno italiano, Vazquez grazie alla madre italiana e Dybala ci snobba sognando albiceleste. Per quanto i due ragazzi convocati siano assolutamente talentuosi e meritevoli per quanto dimostrato in stagione, qualche anno fa non sarebbero mai rientrati nemmeno nei 30 pre-convocati per un mondiale. Non nascondiamoci dietro l’inutile polemica “oriunda”: il problema non sono le convocazioni (comunque “particolari” di Conte: perché gente come Sansone, De Silvestri, Croce e Rigoni restano a casa?) di Conte, ma la rosa poverissima di scelta che ha il ct, soprattutto per il lavoro pessimo che si è svolto dopo il glorioso 2006. Antonio non può da solo risollevare una zattera che imbarca acqua da tutte le parti ma, paradossalmente, il primo a voler saltar giù sembra essere proprio lui: minacce continue, velate o per mezzo stampa, addii ventilati, proposte fantasma: insomma Antonio, quanto credi in questa matta rincorsa azzurra, quanto credi nel progetto Tavecchio? Purtroppo, agli occhi di tutti, sembra che il giovane commissario tecnico stia cercando il capro espiatorio buono per evadere da questo ben remunerato (4 milioni) impegno: che dietro ci sia la proposta di un progetto più abbordabile? Che sia stato invitato in un ristorante da 100 euro? 


Questo non si sa, ma questo continuo malcontento e le continue punzecchiature con la Juventus non fanno bene alla Nazionale Italiana: si è partiti con la richiesta degli stage, mal accolta dalla propria ex società, e si è concluso con lo scontro con John Elkann sul “mistero Marchisio”. Altro punto d’analisi e scontro: al centrocampista bianconero dapprima viene diagnosticata la rottura subtotale del crociato anteriore (per intenderci un infortunio simile a quello che ebbe Del Piero), provocando lo sconforto dell’ambiente Juve che vede l’ennesimo suo giocatore tornare alla base, dopo esser stato sotto la cura-Conte, con un problema di qualsivoglia natura. A mente lucida si dev’essere fatalisti, l’infortunio occorso a Marchisio poteva accadere anche a Vinovo sotto gli occhi di Allegri e del suo staff, ma non è finita qui. Vanno subito sotto accusa i metodi d’allenamento del tecnico salentino: le doppie sedute continue a fine marzo, con le gambe già logore, non sono una mano santa, né una scelta conservativa nei confronti dei club che concorrono per traguardi importanti, ma Conte sta svolgendo il proprio lavoro e nessuno dovrebbe metterci becco. Marchisio torna mesto a Torino, sotto la strumentazione della clinica Fornaca si sottopone ad ulteriori accertamenti: nessuna lesione, solo una lieve distorsione. Crolla il castello e Conte viene scagionato da un delitto mai compiuto, ma le diatribe con l’ambiente juventino non si placano affatto: continue frecciatine e parole al veleno, testimoni di quanto le due parti si siano lasciate in malo modo. Tutte le polemiche costituiscono il contenuto su cui dibattere, senza mai rivelare le crepe della loro relazione più profonda. Anche parte della tifoseria ha storto il naso di fronte alle scelte ed alle parole del proprio ex mister, nessuno ha dimenticato, ma tutti hanno sentito e spesso le parole fanno più male dei gesti. Ormai i due amanti viaggiano su binari diversi, ma martedì, Antonio tornerà a casa e ritroverà Francesca ed è proprio allora che Dante riprenderà in mano la penna: sarà “amor c’ha nulla amato amar perdona”?

Stefano Uccheddu

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