lunedì 23 marzo 2015

L'Europa insegna, l'Italia sogna - Parlami di te bella Signora

Nel segno dell'Apache
L'Italia sogna sulle note e sul pentagramma di Gianni Morandi, anche la bella Signora ha cominciato a parlare, per cantare aspetta ancora qualche notte. L'impresa al Signal Iduna Park di Dortmund legittima nuovamente il calcio italiano, corsaro in Germania, la nuova terra di Canaan anche per i nostri connazionali. Ma ci sono ancora le motivazioni dopo una vittoria di quelle dimensioni, morali e fisiche, per vincere in un campionato in cui sei già a +14 sulla seconda? A quanto pare sì, e questa fame ha un nome ed un cognome: Carlitos Tevez. E' ancora l'Apache a guidare i bianconeri verso gli aurei lidi, con uno sguardo verso Firenze ed un occhio che guarda di traverso Monaco. Bravi e fortunati gli uomini di Allegri che pescano bene anche a Nyon: la squadra di Jardim, il Monaco, è l'avversario migliore che potesse capitare, ma attenzione a non sottovalutare la miglior difesa di questa Champions League. Nel mondo dei social network, Allegri non cinguetterebbe nessun #fiuuu, nessun #olè, solo un coraggioso #sepuede. 


Suarez azzanna il Classico, Bale e Kross, where were you?
Ancora una volta loro: Barcellona-Real Madrid, con gli occhi di tutto il mondo puntati su di loro. MSN vs. BBC, no i media non c'entrano nulla: Messi-Suarez-Neymar contro Bale-Benzema-Cristiano Ronaldo, la battaglia tra i due attacchi più forti del mondo va in scena al Nou Camp di Barcellona. Una partita bella, ma sorniona nei primi 20', sbloccata dal colpo di testa di un sorprendente Mathieu, su punizione di Messi, viene riacciuffata 10 minuti dopo dal solito CR7 che raggiunge Raùl Gonzàlez Blanco con 15 reti nel 'Clasico'. Messi sembra tornato quello fantasmagorico dell'era Guardiola: parte dal centro destra, arretra, recupera palla, dispensa dribbling e magie, ma la magia che decide la partita la regala 'el Pistolero', Luis Suarez. Controllo di controbalzo al di fuori dell'umano su lancio di 50 metri dalla difesa, si beve Pepe e incrocia di destro, battendo Iker Casillas. Una magia di uno dei fenomeni della squadra di Luis Enrique che regala, sul finale, la standing ovation del Camp Nou ad un sontuoso Neymar. Il Real ne esce ulteriormente demolito da questa sconfitta: Ancelotti non riesce più a trovare l'equilibrio in una squadra completamente votata all'attacco, che non sa difendersi, ma non date le colpe a Carletto: la colpa di questa situazione è di un mercato scellerato, che ha venduto i propri gioielli ed ha preso gli uomini immagine del mondiale a caro, carissimo prezzo.


Gerrard vilipendio alla Regina. Please don't stop this Mata
Quaranta secondi: è riassumibile così il canto del cigno di Steven Gerrard nella leggenda dei derby d'Inghilterra, ma andiamo con ordine. Due grandi formazioni si giocano l'accesso alla prossima Champions League, ad Anfield, teatro dei sogni più di quanto lo sia, in questa giornata, l'Old Trafford. Pronti, via sono subito i Red Devils a scolpire il proprio marchio sul marmo: filtrante strepitoso del basco Ander Herrera per Mata, che alza la testa e castiga Mignolet con il destro. All'inizio nella ripresa il dramma: Gerrard, subentrato a Lallana, entra duro due volte e prende una doppia ammonizione record, 40 secondi di follia ed incredulità, vilipendio al calcio, vilipendio alla Regina. "God saves the Liverpool" a questo punto, ma 10 vs. 11 il Manchester ha vita facile: il neo-entrato Di Maria delizia Anfield con un lob perfetto per Mata, che si inventa una mezza rovesciata orgasmica. 0-2, Knock-Out. Ma il Liverpool non muore mai quando pulsa la Kop: Coutinho si incunea splendidamente da sinistra, salta tre uomini e offre un cioccolatino a Sturridge che non sbaglia. Sulle ali dell'entusiasmo, Rodgers si gioca anche la carta Balotelli che risulta ancora una volta essere futile e pericolosa. Con la squadra già in inferiorità numerica, l'ex Milan pensa sia divertente scalciare Jones e beccarsi il primo giallo dopo pochi minuti. Il rosso è fermato solo dagli straordinari tifosi dei Reds che placcano letteralmente Balotelli, prima che reagisca all'ennesimo contrasto ruvido con Smalling. Van Gaal ne esce a testa alta e con una straordinaria capacità nel rigenerare giocatori che sembravano morti (Mata, Fellaini, Smalling, Young...), ma anche Rodgers non camminerà mai solo, e lo sa. 










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