mercoledì 18 marzo 2015

Cinema Ponte - American Psycho

Un'uscita, violenta, da una società oppressiva





Uno dei film più sottovalutati degli ultimi anni. Sia dall’opinione pubblica sia dalla critica. In Italia si è parlato davvero poco di “American Psycho”, pellicola che si è invece resa famosa negli United States, ma soprattutto a causa della “troppa” violenza che la contraddistingue. Non tutti hanno notato il totale aspetto critico del film, che non è ambientato ai giorni nostri, ma che compie una fulgida critica anche della nostra società.  Fulgida, ma soprattutto violenta. Sì perché la violenza è di sicuro un tratto predominante nell’opera di un’ispiratissima Mary Arron, come anche nello stesso libro da cui è tratto: “American Psycho” di Bret Easton Allis. Violenza che però, in modo alquanto originale, viene trattata in quanto evasione dalla realtà. Scelta non comune sicuramente, ma idonea.

Film Il racconto è ambientato a New York nel 1987 e il protagonista Patrick Bateman (interpretato dall’indiscutibile Christian Bale) è uno yuppie. Per chi non lo sapesse, il termine yuppie significa giovane di successo. La finzione per lui è tutto, finge in modo da rimanere imprigionato in consuetudini e modi di apparire non veri. Sembra quasi un tema di pirandelliana memoria, la crisi d’identità dell’uomo comune inserito in maschere che non gli appartengono, ma da cui non può uscire. Tuttavia, diversamente di Pirandello in cui l’unica possibilità di fuga era la pazzia ( per citare un’opera, Enrico IV), per Bateman è la violenza la via. La società reprime tutte le nostre pulsioni e i nostri istinti, i quali fuoriescono ferocemente. Il film, ovviamente, deve limitare la visione di questa violenza, che invece viene espressa in termini molto più cruenti nel libro. Spesso Mary Arron lascia all’immaginazione il dominio della scena, non mostrando ogni aspetto brutale, ma permettendoci di concepirlo nella nostra mente. Le critiche, quindi, alla eccessiva ferocia del film, mi sembrano quanto mai fuori luogo. Soprattutto per chi ha letto il libro.

Violenza = via d’uscita? Abbiamo già affermato come il concetto innovativo del film sia la violenza che permette di uscire dalla falsità dell’esistenza. In questo caso si tratta di un libro e di un film, quindi storie inventate. Ma esiste, nella realtà, la possibilità di ricorrere alla crudeltà per proteggersi da un’esistenza che crediamo non nostra? Sicuramente non è un atteggiamento comune a molte persone. Tuttavia nella storia di Bret Easton Allis c’è un fondo di verità. Per uscire dalle maschere in cui siamo intrappolati, vi è bisogno dell’irrazionalità. Bisogna affidarsi alle emozioni, ai sentimenti, agli istinti. E, per alcune persone, gli istinti sfociano nella violenza. Alcuni cercano di trattenerla, altri la lasciano fuoriuscire. Tuttavia il personaggio interpretato da Christian Bale non è solo violento, è anche sadico e crudele. Queste due caratteristiche non penso siano riscontrabili facilmente in ogni tipo di persona, ma possono esistere esseri umani di questo genere. Cosa alquanto inquietante. 

Qualunque uomo o donna, ai nostri occhi normalissimo/a, potrebbe essere un Bateman. Nella maggior parte dei casi essi trattengono le loro pulsioni e le rigettano su un piano puramente immaginifico, rendendoci totalmente ed eternamente inconsapevoli di questo pensiero. E tutto ciò rimane bloccato a causa della società. Essa non permette loro di far fuoriuscire quello che veramente sono, ma è la stessa che ci intrappola causando il nostro sfogo mentale. E’ un discorso che si rincorre. Il mondo stabile e dedito all’apparenza in cui viviamo, è negativo in quanto non permette di esprimere realmente quello che siamo, ma è positivo nel bloccare istinti anormali e potenzialmente pericolosi di alcuni tipi di persone. Come spesso accade, probabilmente il meglio sarebbe nel mezzo. 

E’ utile la legge e un senso comune che non permetta a chiunque di comportarsi come gli pare e piace, nonostante possibili disfunzioni caratteriali. Ma questo discorso viene portato all’eccesso nel mondo attuale, dove il modo di apparire è tutto ciò che conta. Ad esempio, il modo in cui ci si veste assume una funzione letale nella nostra società. Tutto ciò mantiene una stabilità collettiva, ma imprigiona le persone. Esse non possono fare ciò che vogliono. Bisognerebbe, quindi, non eliminare (perché significherebbe disordine), ma allentare queste catene, in modo da permetterci di vivere la vita che vogliamo senza creare problemi agli altri. Perché, alla fin fine, almeno teoricamente, siamo tutti uomini liberi. Ogni tanto occorrerebbe ricordarlo.

"In realtà non sono io, ma una pura entità, qualcosa di illusorio. Anche se so mascherare la freddezza del mio sguardo, e tu puoi anche stringermi la mano e sentire la mia pelle a contatto con la tua, e persino arrivare a credere che i nostri stili di vita sono perfettamente comparabili... la verità e che io non sono lì!" cit. Patrick Bateman (alias Christian Bale) dal film American Psycho.







Ha scritto per voi e per Informazione Gialla, Alfredo Montalto


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