Dall'armata paramilitare jugoslava alle milizie paramilitari serbe
Questa storia intrisa di sangue incomincia il 17 aprile 1952 in una piccola cittadina della Slovenia Orientale chiamata Brežice, a pochi chilometri dal confine attuale con la Croazia. Qui vive una una famigliola composta dal padre Velijko, colonnello dell'Armata Popolare Jugoslava, dalla madre, da tre sorelle e dall'unico figlio maschio, Zelijko. Nel giro dei suoi primi 10 anni, Zelijko vive con le sue sorelle prima a Brežice, poi a Zagabria ed infine a Belgrado.
Zelijko è un ribelle, a soli 9 anni tenta la sua prima fuga da casa. È nato e cresciuto tra la violenza e l'instabilità politica che caratterizzano la seconda metà del XX secolo jugoslavo. All'età di 20 anni, una rapina in un bar finita male lo porta a conoscere per la prima volta le carceri di Zagabria. Il penitenziario plasmerà il suo carattere e disegnerà la sua strada. Chi lo conobbe all'epoca lo descrive come freddo, astuto, manipolatore e spietato. Tratti della sua personalità che l'Udba - la polizia segreta jugoslava - nota e apprezza, facendo di lui in poco tempo il suo killer più spietato.
Dal 1975 al 1990 Zelijko assassina decine di 'nemici esterni' dell'Udba in cambio di protezione, documenti falsi e soprattutto armi. È proprio riconducibile ai documenti falsi offertigli il soprannome che lo renderà immortale: 'Arkan', nome falso comparso su un passaporto turco.
Verso la metà degli anni '80, dopo diverse condanne scontate in prigione, Zelijko fa ritorno a Belgrado dove stringe i rapporti con gli hooligans della squadra Stella Rossa Belgrado e diviene capo ultras. Un ruolo che gli permette di controllare il delicatissimo ponte fra criminalità e politica.
Il 13 maggio del 1990 avviene l'episodio che accende la miccia della polveriera balcanica: la partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa Belgrado. Tifosi contro agenti di polizia, calciatori contro tifosi, staff tecnico contro poliziotti. Il caos.
Gli scontri durante la partita
Dopo questa partita la guerra tra Croazia e Serbia è solo questione di mesi. Zelijko assolda 3000 guerriglieri all'interno dell'ambiente della tifoseria della Sella Rossa. Questi paramilitari diventeranno le sanguinarie 'Tigri di Arkan'.
Il 3 aprile 1992 le Tigri mietono 17 vite lanciando una bomba al “Café Istanbul” di Bijeljina, cittadina al confine tra Bosnia e Serbia. Nei giorni successivi verranno uccise a Bijeljina 400 persone di religione musulmana.
Tra l'aprile e il maggio dello stesso anno, gli uomini di Arkan allestiscono un campo di sterminio a Brčko, altra città bosniaca al confine con la Serbia dove vengono rinchiuse e uccise 600 persone tra croati e musulmani.
I continui rastrellamenti del maggio 1992 nell'area di Prijedor portano al massacro di circa 20'000 persone.
Nel giugno del 1992, 700 corpi di uomini, donne e bambini - tutti di religione musulmana - vengono ammassati nella fossa comune di Sanski Most. La fossa verrà scoperta solo 5 anni più tardi.
L'anno seguente, nel marzo 1993, altri 700 morti musulmani nei pressi di Cerska. Le vittime furono affogate o bruciate vive.
Nel giugno 1995 le Tigri di Arkan erano a Srebrenica ad aiutare Mladic nella mattanza di 8.000 persone.
Infine il 'massacro del giorno': 27 Aprile del 1999, i paramilitari serbi (probabilmente appartenenti alle Tigri di Arkan) rastrellarono tutti gli abitanti, constringendoli in poche ora ad abbandonare le loro case, incolonnandoli sull’unica strada diretta in Albania. Separarono gli uomini dalle donne e dai bambini. Furono uccisi 375 civili, tutti uomini tra i 13 e i 94 anni.
Il 15 gennaio del 2000, Zelijko Raznatovic venne ucciso sugli spalti in cui giocava Mihailovic, la Lazio. Nelle giornate successive apparve uno striscione portante la scritta "Onore alla Tigre Arkan".
Fonte: eastjournal.net
Gianluca 'Miguel' Minuto
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