lunedì 27 aprile 2015

SERIE A - Splendido il quadro, meno la cornice: sotto la Mole torna il Toro.


Vent'anni dopo l'ultimo successo, vent'anni dopo la doppietta di Rizzitelli, il Torino torna al successo in un derby frizzantissimo, giocato ad alti ritmi per tutta la durata del match. La Juventus si presenta all'incontro con un paio di cambi rispetto all'assetto classico: è 4-3-1-2, ma dentro Padoin al posto di un acciaccato Evra, Sturaro per lo squalificato Marchisio e, un po' a sorpresa, Matri e Ogbonna al posto di Tevez e Chiellini. Il Torino conferma il suo solido e consolidato 3-5-2 pronto a trafiggere i bianconeri sulle fasce, con gli esterni Darmian e Bruno Peres. La prima pennellata di questo splendido dipinto è però quella d'autore di un sontuoso Andrea Pirlo (per distacco il migliore dei suoi...): punizione imprendibile sotto il sette, un gioiello, la gemma numero 27 su punizione in serie A, ad un soffio da Sinisa Mihajovic. E' 0-1, ma il Toro non ci sta. Dopo aver subito un paio di scosse d'assestamento, Darmian pareggia su assist di un preziosissimo Quagliarella, approfittando degli sbandamenti della ditta Ogbonna-Bonucci e credendoci, nonostante un controllo difettoso. Si va a riposo sull'1-1, ma consapevoli che non sarebbe finita così. Il secondo tempo vede subito una Juventus aggressiva che coglie il primo palo di giornata su un'altra strepitosa punizione di Pirlo. Il Torino dà l'impressione di essere pericoloso ogni qualvolta che riesca ad innescare gli esterni ed è proprio dall'azione di uno splendido Matto Darmian che arriva il sorpasso: il terzino granata, ben servito dal centro, supera Lichtsteiner e serve un pallone che l'ex di turno, Fabio Quagliarella, deve solo spingere in rete; è 2-1, delirio Toro. 
Il resto del match è costellato da occasioni per i bianconeri, che prenderanno due pali e si vedranno sbarrata la strada da un grande Padelli, e dalle continue ripartenze granata, con Quagliarella vicino alla doppietta. Nonostante il quadro sia bellissimo, nonostante il Torino abbia scritto una pagina importante della propria storia ed abbia sfatato un tabù che durava da troppi anni, la situazione che ha contornato questo derby è stata a dir poco deplorevole. Nel pre-partita, l'arrivo allo stadio Olimpico del pullman che trasportava i giocatori della Juventus è stato accolto con uno scellerato lancio di pietre che ha provocato la rottura di un vetro, lasciando attoniti un po' tutti, dai giocatori, ai dirigenti, ai tifosi, quelli veri. Purtroppo però, le barbarie non finiscono qui: durante il primo tempo, dal settore ospitante i tifosi della Juventus è partita una bomba carta, lanciata verso la curva Primavera che ha causato 9 feriti, nessuno grave, ma i malcapitati han necessitato di un intervento medico e di una corsa al pronto soccorso. 

E' ridicolo sentire e vedere cose del genere nel XXI secolo ed è ridicolo che tutto ciò accada in occasione di un evento sportivo, che dovrebbe essere inteso e vissuto come tale, non diventar pretesto per i soliti guerrafondai che lanciano e lasciano un'immagine negativa e non veritiera di quello che è, o dovrebbe essere, il tifoso di calcio italiano. Il calcio è uno sport magnifico per chi lo sa vivere, amare, ma soprattutto rispettare. 

Ecco, oggi pochi in Italia sono pronti a rispettare il calcio, perché proprio chi pensa di amarlo, dimentica quanto rispetto reciproco richieda un sentimento importante come l'amore. Tutte le emozioni che regala il calcio, devono essere rispettate e condivise dai tifosi di questo sport, promuovendone un'immagine quanto più positiva possibile, ma il vilipendio è dietro l'angolo ogni domenica. In Inghilterra, dal decreto Thatcher ad oggi i passi avanti fatti sono stati evidenti: gli inglesi hanno imparato ad amare e rispettare il calcio sia con tifoserie sane e passionali, sia a livello di infrastrutture. Perché se alcuni tifosi, e sottolineo "alcuni", non sono in grado di rispettare il calcio, l'Italia in quanto Paese non è da meno. La dispersione di capitali negli anni Novanta, o meglio, le spese non oculate e lungimiranti degli anni d'oro del calcio italiano hanno lasciato e lasciano strascichi pesanti a tutt'oggi nell'economia calcistica del Paese. Solo Juventus e Sassuolo vantano uno stadio di proprietà, solo la Juventus vanta strutture all'avanguardia e che, in previsione futura, le porteranno introiti che la potrebbero, forse, avvicinare alle big europee. Tutto ciò mentre alcuni stadi storici crollano (vedi il Sant'Elia di Cagliari) e la legge sugli stadi appare un mostro parlamentare per non si sa quale motivo. Saranno le laute somme di denaro, da versare agli enti comunali per l'affitto di uno stadio, che verrebbero a mancare, a far desistere il tutto? L'Italia ama il calcio, ma quasi nessuno lo rispetta: non siamo ancora pronti per accogliere il calcio, quello vero.

Stefano Uccheddu

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