martedì 28 aprile 2015

Una voce dall'Italia - Cos'è diventato il calcio

Una breve riflessione sul calcio alla violenza



Dopo il derby di domenica scorsa, il 'Derby della Mole' di Torino, si è infiammata (per l'ennesima volta) la polemica sulla violenza all'interno degli stadi. A questo punto mi viene quasi da pensare che la polvere, nascosta da tempo immemore sotto il tappeto di un'omertà statica, sia troppa per non strabordare dai lembi. 

La violenza negli stadi italiani è la regola, non l'eccezione e forse a causa di questa costanza immotivata la notizia non viene presa in considerazione né dai media né di chi di competenza. Il risultato? Una pessima atmosfera e un pessimo profilo internazionale. 

Vi chiederete, ma quali le soluzioni ad un problema così esteso ma al contempo così particolare? Non ci sono soluzioni concrete al momento in atto, ci sono solo le ipotesi che chi degusta il calcio può improvvisare con gli amici al bar.

La mia personale lunghezza di pensiero è la chiusura totale, da parte del campionato di Serie A, di tutti gli stadi. Questi stadi, poi, che siano fatti acquistare e/o rilevare per la loro interezza dalle società. Queste ultime dovranno pagare prezzi di manutenzione e tasse anche per tutto il periodo in cui gli stadi resteranno chiusi, una stagione mi sembra un periodo ragionevole. 
In seguito, la riapertura degli impianti sportivi avverrà col contagocce e al primo caso di tifoseria violenta si ritornerà al deserto sugli spalti.

Colpire economicamente i club aiuterà a regolare l'utenza dei tifosi violenti all'interno e nelle circostanze dell'area di gioco. Questo perché io, come tutti i buongustai del calcio giocato, abbiamo le orecchie piene di frasi sulla DASPO e curve chiuse. Qui il problema è serio, ma qui il problema viene in secondo piano.




Gianluca 'Miguel' Minuto







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