giovedì 30 aprile 2015

Da fenomeno a reietto: lo strano caso del Wrestling in Italia

Siamo nei primi anni Duemila e nel palinsesto di Italia 1, tra i soliti cartoni e le solite serie tv riciclate all'infinito, spunta un nuovo format, una nuova sensazione americana: WWE Domestic Smackdown! In breve tempo, lo show patrocinato dalla famiglia McMahon divenne non solo una grande attrazione televisiva, ma una vera e propria fonte di business: giochi di carte collezionabili, t-shirt, i primi shop online dove si poteva acquistare ogni bene raffigurante la propria superstar preferita. Prima di analizzare i motivi del successo del pro-wrestling in Italia, vi spiego cos'è Smackdown e cosa si intende per pro-wrestling.



Cos'è il pro-wrestling? Smackdown è il vento del cambiamento
Domestic Smackdown è uno dei due show (a tutt'oggi) principali della World Wrestling Entertainment, meglio conosciuta come WWE. In questo show, si esibiscono atleti, i wrestlers, che hanno un principale scopo, identificabile come la chiave del pro-wrestling stesso: intrattenere il pubblico. Non esiste una definizione da dizionario del pro-wrestling, ma se dovessi darne una, lo definirei come "uno show con una fine predeterminata, dove due o più atleti professionisti, al solo scopo di intrattenere il pubblico, si esibiscono in mosse derivanti dalla lotta libera e da vari stili di combattimento". I wrestlers hanno un doppio ruolo all'interno di una federazione: saper lottare e saper recitare, poiché è proprio muniti di microfono che i protagonisti intrecciano la maggior parte delle faide che vedranno l'epilogo poi in un match di wrestling. Non è solo sport, è sport "entertainment" e proprio in quanto tale, per definizione, ha come scopo primario quello di intrattenere il fruitore del programma. Questa nuova visione di sport, abbinata alla lotta greco-romana, alle magie dei vari high-flyers della scuola messicana, alle sottomissioni della scuola giapponese, è la giusta miscela: l'Italia diventa fan della WWE.


Fenomeno wrestling: l'Italia ai piedi di Vince McMahon, ma qualcosa si rompe
Da trasmissione rivelazione, fino a diventare un'ossessione: l'Italia è autenticamente schiava del business di Vince McMahon, il padrone della WWE: non c'è bambino che non indossi la maglietta di una superstar, non c'è adolescente che non si riveda nelle gesta del proprio beniamino, ma è proprio qui che comincia l'inesorabile fase di declino del prodotto in Italia. Si cade dal semplice ammirare allo sciocco imitare: cominciano a comparire i primi servizi di violenza al pc, la cui causa veniva ricercata nello show in onda ogni sera su Italia 1, cominciava così la demonizzazione del wrestling.



"Always loved, never understood"
Intere pagine, interi pomeriggi dedicati al "mostruoso wrestling" nei salotti di disinformazione: associazioni dei genitori indignati, bulli-wrestler ed un prodotto finto, che non va imitato, ma deriso e demonizzato. Erano sempre di più i richiami alla non violenza all'interno dello show commentato da Giacomo 'Ciccio' Valenti e Christian Recalcati: "Don't try this at home!". Sempre più richiami, sempre meno ascoltatori, soprattutto perché la maggior parte dei genitori, terrorizzati dai richiami mediali, vietavano la visione del programma. WWE Domestic Smackdown scompare com'era comparso, in punta di piedi, nel disinteresse generale. Questa soluzione non ha portato francamente a nulla: il wrestling è stato soltanto l'ennesimo capro espiatorio per sciacquare le coscienze degli italiani che, magari, la violenza, quella definita "vera", la attuano tra le mura domestiche. 
Quali sono stati i risultati per la WWE e per il wrestling in generale? Nessun rimpianto, nessuna conseguenza tanto che, due tappe del tour europeo della federazione sono sempre riservate al pubblico italiano. Negli USA, il massimo evento annuale dell'azienda di Vince McMahon, Wrestlemania, è seconda solamente al Super Bowl per pubblico ad esso connesso ed affetto della popolazione. 
Sempre amato, mai capito: questo è stato il wrestling in Italia.


Stefano Uccheddu

Una frase di Eugenio Montale








“L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi"

Plaza de Mayo - La prima marcia

La prima giustizia per i Desaparecidos

Richard Nixon - Lo scandalo Watergate

La memoria del Watergate

Diario di Guernica - Accarezzando le onde

Pagina 11

CinemaPonte - Timbuktu

Come si vive la Jihad?

Cosa leggerete oggi

Introduzione agli articoli di giornata

Focus on Dustin Brown

Quanto talento, quanto stile. Ma i risultati?

Testa al passato - 30 aprile

Gli avvenimenti in data

mercoledì 29 aprile 2015

CLASSIFICHIAMO – QUALI LE PIU’ GRANDI DELUSIONI DELLA STAGIONE?

Tante squadre non hanno rispettato le aspettative, quale la peggiore?

Sarabanda - La rinascita

Si ripropone sul web "Sarabanda", il quiz che ha reso immortale Enrico Papi




1997-2004  - Non sono stati sette anni comuni per la televisione italiana, sono stati  i sette anni che hanno consacrato al folklore generazionale italiano le facce di Enrico Papi, dell'Uomo Gatto, di Liano, il mitico pianista, dell'Uomo Cobra, dell'Uomo Gallo, della Donna Gufo e di tanti altri ancora. Qualche volta mi viene da pensare ai volti dei miei genitori, ai loro sguardi interrogativi puntati su di me, assiduo consumatore giornaliero della mia dose quotidiana di Sarabanda. Non riesco ancora a capirli, quegli sguardi straniti. Quel programma era la prima goccia della linfa vitale che avrebbe animato nel seguente futuro documentari intellettuali come 'La pupa e il secchione', 'Tamarreide', 'La Fattoria', 'Superquark', no forse l'ultimo no.

La scelta dei personaggi - Se Mediaset fosse stata in cerca di quel brivido di lucidità mediatica in grado di contrastare StudioAperto o il TG5, beh ci è riuscita. Sarabanda parte subito in quarta (non serata), macinando ascolti record per un varietà. La parabola, però, diviene discendente dopo qualche anno e lì, proprio in quel momento, precisamente nel biennio 2002-2004, si cade nell'anarchia intellettuale più totale. Come funghi spuntano in quel che sembrava un terreno ormai arido, personaggi della caratura filosofica come L'Uomo Gatto, L'Uomo Cobra, El Tigre ecc...

Questa scelta si rivela la carta vincente. L'audience (soprattutto grazie alle nuove generazioni) cresce a dismisura. La trovata di intrecciare una trama - come nei migliori film di Lory del Santo - con un quiz musicale è acclamata da tutti, tranne da chi ci capisce veramente qualcosa di spettacolo, fotografia e televisioni.
I balletti delle 'girls' mettono d'accordo i papà con i figli, gli stacchetti di Enrico Papi fanno fare passi da gigante sui metodi compassionevoli per l'eutanasia e l'ormai consolidato protagonista, L'Uomo Gatto, rimane tutt'ora oggetto di indagine psicologica delle migliori università del mondo.


Gianluca 'Miguel' Minuto



Alzi la mano chi non ha mai sperato che l'Uomo Gatto venisse inghiottito dalla curva dei tifosi del Bayern Monaco. Gabriele Sbattella, in arte "Uomo Gatto" o "Gattoman", è lui la chiave di tutto, Gabriele è il successo. Chi può dimenticare le sue splendide rappresentazioni: dall'Amleto, a Romeo e Giulietta (quest'ultima interpretata da un commovente "Uomo Gallo"), non dimenticando lo splendido tributo a John Travolta, con la messa in scena di un Grease a dir poco aberrante. Eppure tutto ciò funzionava, ma perché Sarabanda ha avuto questo successo? Perché la Mediaset e gli autori del programma hanno impostato un'idea di entertainment diversa, per certi versi innovativa per la televisione italiana che vedeva il pubblico come centro dello spettacolo, non il prodotto in sé. 

L'Uomo Gatto dal fervore tedesco, maltrattato, scontroso ed odiato dallo studio, è stata solamente una folle idea, concretizzatasi grazie a noi, i fruitori del programma. Questa strategia comunicativa, ampiamente utilizzata già negli anni Novanta negli USA dove, proprio in questi anni, si assiste al boom del pro-wrestling entertainment, colpisce ancora e colpisce a suon di tradizione e cultura musicale. Le entrate sceniche a bordo di carroarmati (vedi l'ingresso in scena di Sterminator, materiale per logopedisti), in groppa a cammelli scortati dalle forze dell'ordine (vedere per credere la storica ascesa di "El Tigre" di Fiano Romano, storico rivale dell'Uomo Gatto) sono solo le ultime innovazioni che avvicinano Sarabanda e Papi al business con cui la famiglia McMahon diventerà multi-milionaria negli anni a seguire.

Papi è lo splendido mediatore di un programma che si fonda su due concetti, anch'essi di matrice statunitense: "Heel", i cattivi, i personaggi odiati dal pubblico contro i "Face", i buoni, i beniamini del pubblico. Il cattivo storico, l'Uomo Gatto, era riuscito nel suo intento: si faceva odiare, lo odiavano tutti, tutti lo scherzavano ed è proprio per questo che oggi tutti, al sentir pronunciare "Sarabanda", non possono che pensare alla sua faccia, tanto odiata, ma dannatamente "riuscita".


Stefano Ucccheddu

MotoGP - Italians do it better

La velocità degli italiani

The Prestige - La magia del Cinema

Are you watching closely?

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I fatti principali dal mondo

Edward Norton - L'oscillazione di una corda

L'unico vero Norton

Testa al Passato - 29 aprile

Gli avvenimenti in data

martedì 28 aprile 2015

Diario di Guernica - Confessioni di uno schiavo



Spezzava le catene, liberava me e di me raccontava una storia che non ho mai scritto, mai letto e nemmeno mai pensato. Parlavo da uomo libero e, disegnando il destino sul cuore freddo di un davanzale in marmo, mi convincevo che le spire del serpente non stritolassero, ma mi abbracciassero forte per non lasciarmi andare. Ero e sono un'anima nera, macchiata, forse marchiata, ferita, vagabonda e mendicante senza appiglio alcuno. Ho ballato con lei, le ho parlato e l'ho sentita rispondermi: ho ascoltato la sua voce prima di dormire, prima di mangiare, anche prima di abbracciare mio figlio. Mi ha seguito, perseguitato senza importunarmi. Cosa racconterò domani? Parlerò di te, di ieri e dell'altro ieri ancora? 
Ti hanno amata in tanti, sei la escort che cammina sulle travi della società, silenziosa puttana donata di ubiquità. Tanto sei polvere, sabbia e rabbia di chi ti ha amata, se non venerata. Doveva finire così, io incatenato di nuovo all'Inferno, tu libera ad amare come la vedova nera, a far parlare di te nei muri di pietra e nelle camere degli ori. 
Scrivo esanime su un foglio di carta velina, ma tanto marcio è il pensiero che il foglio buca, straccia e macchia. Tu che mi hai strappato l'anima ed ora lasci di me un involucro vuoto, non mi hai mai reso libero. Mi hai sussurrato di tradimenti, lusso e libertà; non hai mai parlato di peccato, dolore e morte: mi hai reso schiavo per potermi stritolare tra le tue spire, proprio tu che di mani per contare ne hai milioni, di prigioni centinaia, di me hai perso il conto. 
Se non dovessi svegliarmi, dimenticatevi di me, vuoto contenitore di un'anima marchiata, ma leggete quello che ho scritto e siate liberi, più liberi di me, liberi da lei. 

Una voce dall'Italia - Cos'è diventato il calcio

Una breve riflessione sul calcio alla violenza

Cosa leggerete oggi

Introduzione agli articoli di giornata 

Le notizie di oggi

I principali fatti dal mondo

Street Art - Il misterioso Bansky

Bansky, l'ignoto re dei graffiti

CinemaPonte - Rocky Balboa

La voglia di tornare, una costante nello sport e nella vita

Testa al passato - 28 aprile

Gli avvenimenti in data

lunedì 27 aprile 2015

SERIE A - Tutti pronti al rush finale! Azzurro Champions, bagarre Europa League

Mancano solamente sei giornate al termine del campionato di serie A, è tempo di tirar le somme, analizzare la situazione e provare a prevedere, cosa mai facile, chi riuscirà a salire sui treni più prestigiosi. 


Lotta Champions - Il cielo è sempre più "azzurro"?
Candidate: Lazio, Roma e Napoli.
Se lo scudetto è ormai cucito per tre quarti sulla maglia bianconera anche per la prossima stagione, il solco lasciato dalla Juventus ha aperto una bagarre interessate per le posizioni che contano. La lotta per il secondo posto, che consentirebbe l'accesso diretto alla prossima Uefa Champions League, è attualmente terreno di conquista laziale. Gli uomini di Pioli, con una cavalcata fantascientifica ed una striscia di 8 vittorie consecutive, hanno acciuffato la Champions virtuale a colpi di bel gioco e concretezza, trovando in Felipe Anderson il talento cristallino che le mancava per fare il salto di qualità. I biancocelesti hanno tutto ciò che oggi purtroppo manca alla Roma di Garcia, finita in un baratro che solo l'1-7 in casa contro il Bayern Monaco può spiegare. La squadra capitolina non trova più le misure in campo, è spesso spaesata e vittima di un possesso palla sterile e soporifero. Si sono fatte sentir le grandi assenze di Castan, Benatia (partito in estate), Maicon (mai in condizione), Strootman (costantemente infortunato) e Gervinho (solo 2 goal all'attivo per l'ivoriano). In tutto questo parapiglia di agganci e allunghi mancati, si rivede il Napoli di Benitez che, arginata in ritiro dal focoso De Laurentiis, sembra aver ritrovato la diritta via smarrita solo un paio di giornate fa. Trascinati da un super Higuain e da un ritrovato Hamsik, gli azzurri schiacciano ogni avversaria che si ritrovano contro, portandosi a solo due lunghezze dalla cagionevole Roma e tre dalla circense Lazio. Sarà una battaglia emozionante, ma io lancio il mio personalissimo pronostico
2° Lazio, 3° Napoli, 4° Roma.
Juventus e Lazio alla fase a gironi, Napoli ai preliminari di Champions League. Roma in Europa League.



Lotta Europa League - Genova non ti illudere! Mancini è il cavaliere oscuro?

Candidate: Sampdoria, Fiorentina, Genoa, Torino, Inter e Milan
Assodato ormai che la quarta piazza sarà occupata da una delle vedove della lotta Champions (Lazio, Napoli o Roma), si infiamma la lotta per il quinto ed il sesto posto: sei squadre per due posti con vista Europa.
La Sampdoria di Sinisa Mihajlovic ha fatto un campionato sontuoso, soprattutto grazie alle intuizione del tecnico serbo. I blucerchiati danno l'impressione di esser arrivati con il motore fiacco per il rush finale e perdono tanto sia in scia (vedi la gara al San Paolo contro il Napoli), sia in percorrenza (solo 2 punti nelle ultime 4 gare). Anche l'incognita futuro incombe a Bogliasco: cosa accadrà la prossima stagione? Verosimilmente la squadra verrà smembrata e quasi sicuramente perderà il proprio condottiero, che sembra indirizzato ad una big italiana (E se fosse la Roma?), troppe incognite per un'Europa che ha bisogno di certezze. La Fiorentina sembra destinata all'ennesimo piazzamento Uefa: una bella squadra a tratti che, molto sfortunatamente, non riesce mai a fare il salto in avanti. Semifinale di coppa a parte, dopo aver buttato via la finale di coppa Italia dilapidando il vantaggio dell'andata al Franchi, contro la Juventus, la stagione degli uomini di Montella potrebbe concludersi con un altro accesso alla seconda competizione europea, in attesa dell'agognato salto di qualità. Il Genoa è una squadra ricca di talenti che in estate potrebbero salutare il Grifone: Perin, De Maio, Bertolacci e Perotti hanno fatto un campionato sopra le righe, confermando le loro grandi qualità. Sicuramente Preziosi sarà bravo a ricostruire la squadra con l'aiuto del solito Gasperini ma, con la quasi certezza di perder l'intera dorsale, è difficile ipotizzare un futuro in Europa per i rossoblù. Il Torino si conferma, per il secondo anno di fila, come la possibile outsider di questo campionato. Dopo un'Europa League giocata da protagonista, la squadra di Ventura tenterà sino all'ultimo di risentire odore d'Europa. Anche per i granata il mercato estivo sarà la chiave per la prossima stagione: Darmian e Bruno Peres, autentici mattatori di questo Torino, resisteranno alle sirene delle big? Capitolo milanesi: se l'Inter si riavvicina prepotentemente alle posizioni che contano, arrivano a -5 dal quinto posto, il Milan sembra ormai una società, non solo una squadra, alla deriva. Quando si arriva ad attuare castighi, non ritiri come li si vende per mezzo stampa, vuol dire che qualcosa davvero non va. Inzaghi non ha più il controllo della nave (lo ha mai avuto?) e anche la situazione di "svendita" della società in mani asiatiche non aiuta le ambizioni rossonere. Mancini invece sembra aver trovato un equilibrio nella sua squadra: Gnoukouri è il nuovo che avanza, Hernanes è l'usato sicuro, Kovacic e Shaqiri ritroveranno il campo. Vuoi vedere che il Mancio la fa in barba a tutti?
Pronostico:
5° Fiorentina, 6° Inter, 7° Sampdoria, 8° Torino, 9° Genoa, 10° Milan.
Roma, Fiorentina e Inter in Europa League.



La salvezza - Festa Cagliari che prova il miracolo. Reja d'esperienza. Pile scariche a Cesena.

Candidate: Atalanta, Cagliari e Cesena.
Può regalare ancora qualche emozione la parte bassa della classifica. La serie A dà l'arrivederci al Parma, sperando che riesca a risalire quanto prima, per tornare ad essere la società gloriosa che tanto bene ha fatto al calcio italiano. Sono ancora due gli slot che condanneranno due società al campionato cadetto. Il Cesena di Domenico Di Carlo sembra aver esaurito tutte le cartucce: ha lottato con le unghie e con i denti, ma il KO di Verona, contro il Chievo di Maran, qualche settimana fa, ha aperto il portone dell'Inferno per i bianconeri, sorprendenti, ma mai pronti ad affrontare la massima serie. L'ultimo posto se lo giocano Cagliari e Atalanta: i bergamaschi viaggiano a +7 sui rossoblù, grazie soprattutto all'esperienza di un veterano quale Edy Reja. Dopo aver sostituito Stefano Colantuono, il tecnico ex Napoli ha saputo rimettere la società sui giusti binari, strappando un pari anche all'Olimpico di Roma. Il Cagliari ha vissuto un anno infernale: Giulini ha sostituito il mai amato Cellino, smuovendo da subito l'ambiente con una scelta controversa, scegliendo Zdenek Zeman come nuovo allenatore. Il tecnico boemo non riesce a inculcare nelle teste dei ragazzi i propri dogmi e, dopo un sonoro schiaffo interno contro la Juventus, abdica a favore del sardissimo Gianfranco Zola, ma anche l'ex Watford non riesce ad incidere, complice anche una rosa giovane e decisamente indebolita dal mercato estivo. Dopo un fallimentare ritorno in corsa di Zeman, si è optato, proprio questa giornata, per una scelta interna, ponendo Gianluca Festa a capo della nave. Primo risutato? Vittoria per 3 a 1 a Firenze, contro la Fiorentina; confortante, ben augurante.
Pronostico: Atalanta salva, Cagliari e Cesena retrocesse.

Stefano Uccheddu

SERIE A - Splendido il quadro, meno la cornice: sotto la Mole torna il Toro.


Vent'anni dopo l'ultimo successo, vent'anni dopo la doppietta di Rizzitelli, il Torino torna al successo in un derby frizzantissimo, giocato ad alti ritmi per tutta la durata del match. La Juventus si presenta all'incontro con un paio di cambi rispetto all'assetto classico: è 4-3-1-2, ma dentro Padoin al posto di un acciaccato Evra, Sturaro per lo squalificato Marchisio e, un po' a sorpresa, Matri e Ogbonna al posto di Tevez e Chiellini. Il Torino conferma il suo solido e consolidato 3-5-2 pronto a trafiggere i bianconeri sulle fasce, con gli esterni Darmian e Bruno Peres. La prima pennellata di questo splendido dipinto è però quella d'autore di un sontuoso Andrea Pirlo (per distacco il migliore dei suoi...): punizione imprendibile sotto il sette, un gioiello, la gemma numero 27 su punizione in serie A, ad un soffio da Sinisa Mihajovic. E' 0-1, ma il Toro non ci sta. Dopo aver subito un paio di scosse d'assestamento, Darmian pareggia su assist di un preziosissimo Quagliarella, approfittando degli sbandamenti della ditta Ogbonna-Bonucci e credendoci, nonostante un controllo difettoso. Si va a riposo sull'1-1, ma consapevoli che non sarebbe finita così. Il secondo tempo vede subito una Juventus aggressiva che coglie il primo palo di giornata su un'altra strepitosa punizione di Pirlo. Il Torino dà l'impressione di essere pericoloso ogni qualvolta che riesca ad innescare gli esterni ed è proprio dall'azione di uno splendido Matto Darmian che arriva il sorpasso: il terzino granata, ben servito dal centro, supera Lichtsteiner e serve un pallone che l'ex di turno, Fabio Quagliarella, deve solo spingere in rete; è 2-1, delirio Toro. 
Il resto del match è costellato da occasioni per i bianconeri, che prenderanno due pali e si vedranno sbarrata la strada da un grande Padelli, e dalle continue ripartenze granata, con Quagliarella vicino alla doppietta. Nonostante il quadro sia bellissimo, nonostante il Torino abbia scritto una pagina importante della propria storia ed abbia sfatato un tabù che durava da troppi anni, la situazione che ha contornato questo derby è stata a dir poco deplorevole. Nel pre-partita, l'arrivo allo stadio Olimpico del pullman che trasportava i giocatori della Juventus è stato accolto con uno scellerato lancio di pietre che ha provocato la rottura di un vetro, lasciando attoniti un po' tutti, dai giocatori, ai dirigenti, ai tifosi, quelli veri. Purtroppo però, le barbarie non finiscono qui: durante il primo tempo, dal settore ospitante i tifosi della Juventus è partita una bomba carta, lanciata verso la curva Primavera che ha causato 9 feriti, nessuno grave, ma i malcapitati han necessitato di un intervento medico e di una corsa al pronto soccorso. 

E' ridicolo sentire e vedere cose del genere nel XXI secolo ed è ridicolo che tutto ciò accada in occasione di un evento sportivo, che dovrebbe essere inteso e vissuto come tale, non diventar pretesto per i soliti guerrafondai che lanciano e lasciano un'immagine negativa e non veritiera di quello che è, o dovrebbe essere, il tifoso di calcio italiano. Il calcio è uno sport magnifico per chi lo sa vivere, amare, ma soprattutto rispettare. 

Ecco, oggi pochi in Italia sono pronti a rispettare il calcio, perché proprio chi pensa di amarlo, dimentica quanto rispetto reciproco richieda un sentimento importante come l'amore. Tutte le emozioni che regala il calcio, devono essere rispettate e condivise dai tifosi di questo sport, promuovendone un'immagine quanto più positiva possibile, ma il vilipendio è dietro l'angolo ogni domenica. In Inghilterra, dal decreto Thatcher ad oggi i passi avanti fatti sono stati evidenti: gli inglesi hanno imparato ad amare e rispettare il calcio sia con tifoserie sane e passionali, sia a livello di infrastrutture. Perché se alcuni tifosi, e sottolineo "alcuni", non sono in grado di rispettare il calcio, l'Italia in quanto Paese non è da meno. La dispersione di capitali negli anni Novanta, o meglio, le spese non oculate e lungimiranti degli anni d'oro del calcio italiano hanno lasciato e lasciano strascichi pesanti a tutt'oggi nell'economia calcistica del Paese. Solo Juventus e Sassuolo vantano uno stadio di proprietà, solo la Juventus vanta strutture all'avanguardia e che, in previsione futura, le porteranno introiti che la potrebbero, forse, avvicinare alle big europee. Tutto ciò mentre alcuni stadi storici crollano (vedi il Sant'Elia di Cagliari) e la legge sugli stadi appare un mostro parlamentare per non si sa quale motivo. Saranno le laute somme di denaro, da versare agli enti comunali per l'affitto di uno stadio, che verrebbero a mancare, a far desistere il tutto? L'Italia ama il calcio, ma quasi nessuno lo rispetta: non siamo ancora pronti per accogliere il calcio, quello vero.

Stefano Uccheddu

Diario di Guernica - Che cos'è il successo

Pagina 9

La devastazione del terremoto in Nepal

Nepal nel caos, il terremoto che ha devastato il paese

Cosa leggerete oggi

Introduzione agli articoli di oggi

Zeljko Raznatovic - la Tigre di Arkan

Dall'armata paramilitare jugoslava alle milizie paramilitari serbe

CLASSIFICHIAMO – MIGLIORI ATTACCANTI IN SERIE A

Analizziamo le punte, chi le più forti?

L'avete mai sentita?

Do the Evolution - Pearl Jam

Pearl Jam - Dal grunge di Seattle

Grunge, Alternative e Garage Rock

Testa al Passato - 27 aprile

Gli avvenimenti in data

lunedì 20 aprile 2015

SPORT - "Italians do it better"

Sì, siamo tornati, perché forse non siamo mai andati via. 


Non è mai andato via Valentino Rossi, più che mai leader e leggenda di un motomondiale metaforicamente (ma non più di tanto...) nelle mani del talento fulgido di Marc Marquez. A Rio Hondo, in Argentina, il 46 a cavallo della propria Yamaha ha regalato la perla numero 110 della sua strepitosa carriera. Una partenza in salita, dall'ottava piazza, una sportellata alla prima curva con la Ducati Desmosedici di Andrea Iannone: scherzi del destino, cattivi presagi, ma è proprio qui che il fenomeno di Tavullia comincia la propria folle rincorsa. A 15 giri dal termine, dopo 10 giri di sorpassi ai danni del compagno di scuderia, Jorge Lorenzo, delle due ducati ufficiali e di un mai domo Cal Crutchlow, Valentino ha messo nel mirino il puntino arancione che si tuffava all'orizzonte tra le curve albicelesti, come il sole nel mare d'estate. Quattro secondi e due decimi: questo recita il cronometro, ma il nove volte campione del mondo ha la fame vera, quella dei campioni. Guida come un indemoniato strappando giri veloci e quando i secondi si mangian da soli, comincia a sentire l'odore del sangue come uno squalo. A due giri dal termine comincia la bagarre: Marc Marquez contro Valentino Rossi, probabilmente i due più grandi piloti di sempre nel corpo a corpo si ritrovano uno contro l'altro, soli, tra le praterie della Pampa. E' guerra di nervi, Marquez ostruisce la traiettoria di Rossi e va a terra; da qui in poi, gara finita: Rossi c'è, ancora un volta, Rossi c'è.


"This is football": siamo abituati ad usare inglesismi, ma mai come in questo caso l'inciso si adatta al contesto. La prima ad instaurare la legge italiana nello sport è la Juventus: solida, coriacea, convinta e consapevole per metà, batte il Monaco allo Stadium per 1-0. La squadra di Allegri disputa una partita quadrata, rischiando poco o niente contro una squadra piena di giovani interessantissimi. Mercoledì sarà il giorno della verità, mercoledì la Juventus scenderà in campo nel principato per la storia, per riportare il vessillo italiano affianco alla tenda di Messner, dove potrà guardare il mondo dall'alto, dimenticandosi l'oblò. Il soldato s'innamora anche a nord della tanto odiata Germania: il Napoli di Benitez insegna calcio ai lupi di Wolfsburg tanto talentuosi, quanto presuntuosi. Strepitosa prestazione di Hamsik e compagni che firmano un poker strepitoso, che garantisce loro un biglietto andata e ritorno verso Nyon, dove ci saranno i sorteggi per le semifinali, con la consapevolezza di essere quelli che questa coppa possono solo perderla. Mentre il cielo è azzurro su Wolfsburg il tramonto tinge di Viola la notte di Kiev, dove la Fiorentina strappa al 92' un pareggio meritatissimo, che le va finanche stretto. La testa di Babacar rimette giustizia nella bilancia egizia dove il cuore ucraino pesava meno della piuma del faraone Montella. 

Giacomo, vedi ora oltre quella siepe?

Stefano Uccheddu

domenica 5 aprile 2015

SERIE A - Napoli al bivio, Pjanic fa il leader. Harakiri Verona, 'rigor mortis' a San Siro


Dopo i fattacci della finale di coppa Italia, una pagina nera per il calcio italiano, Il Napoli torna all'Olimpico per affrontare la Roma, con una vivida e tangibile speranza di agganciare nuovamente il treno per il terzo posto. Lo spettacolo in campo (un po' meno nelle curve, ma preferisco glissare...) è sin da subito ottimo: le due squadre giocano a viso aperto, con un Napoli molto accorto sugli esterni, dove la Roma può sempre far male; l'ago della bilancia è però il centrocampo, il tallone d'Achille degli azzurri. Nainggolan e Pjanic spadroneggiano in mezzo al campo, recuperando palla velocemente e infilando gli azzurri ed è proprio da un'imbucata del bosniaco che arriva il goal dell'1-0. Dal canto suo il Napoli ha avuto il merito di aver giocato un gran match e di aver avuto più di un'occasione per trovare il pareggio con i vivaci Mertens e Gabbiadini. L'incognita però, anche questa domenica, è Rafa Benitez: il tecnico spagnolo lascia in panchina Hamsik, preferendogli un volenteroso ma sottotono De Guzman, e toglie Higuain proprio nel momento di massimo furore degli azzurri, preferendo sostituirlo con la fisicità di Zapata invece che affiancarla alla classe del Pipita. Il Napoli sprofonda al sesto posto e la testa di Benitez è sempre più vicina alla lama del boia, mentre la Roma ritrova la vittoria in casa dopo oltre quattro mesi. 


Toni-Juanito-Toni: al Bentegodi è Verona-show. Il centravanti campione del mondo vive ormai una seconda giovinezza alla calcisticamente veneranda età di 38 anni: lotta, sgomita e segna come un ragazzino ed è l'unico italiano ad aver raggiunto la doppia cifra in serie A. Ma il sodalizio dura 65', il Cesena di Di Carlo ha un carattere strepitoso e guidato dal trio Brienza-Carbonero-Defrel raggiunge il pari e sfiora il quarto goal. Clamoroso harakiri della squadra di Mandorlini, che tira un sospiro di sollievo solo guardando il resoconto dei risultati: un super-Torino batte l'Atalanta a Bergamo grazie a Quagliarella ed al solito Kamil Glik. La lotta salvezza non è ancora chiusa e il Cesena lo sa bene. 


Rigor mortis: l'Inter è fredda, gelida, rigida. Clamoroso pari interno degli uomini di Mancini contro un Parma che ormai gioca senza pretese economico-sportive. Una partita di rara bruttezza, dove l'Inter non crea mai occasioni veramente pericolose e dove il goal del vantaggio di Guarin è viziato da un tocco evidente di Costa. Il Parma agguanta il pareggio con l'albanese Lila e prende un punto insperato a San Siro. Male tutti: dal solito reparto difensivo ballerino, ad uno Shaqiri svagato ed impreciso, parso stanco dalle gare con la selezione svizzera. Piovono solo fischi per Mancini, per la dirigenza e per un Thohir più allo sbando di quanto si creda, mentre i cugini vincono a Palermo, dove il duo Dybala e Vazquez sta lentamente spegnendosi.
Nella notte altri due argentini "matavano" uno splendido Empoli allo Juventus Stadium: Carlitos Tevez e Roberto Pereyra riportano la Juve a +14 sulle inseguitrici.