Sanremo agli occhi degli italiani, gli occhi degli italiani per Sanremo
DISCLAIMER - Questo articolo non parlerà di musica e non conterrà battute sul colore di Carlo Conti.
Perchè non parlare di musica in un articolo su Sanremo? Innanzitutto perché Sanremo non è solo questo: attesi quasi quanto gli artisti in gara ci sono gli ospiti, dai cantanti resuscitati, ai comici, ai grandi attori, ai deliranti (politicanti e non). Poi perché in fatto di musica ho la stessa credibilità di Bud Spencer in un film di Kubrick. Infine perché di televoto, band raccomandate e presunta qualità se n’è già parlato troppo.
Questo articolo analizzerà invece i principali ospiti (non musicali) del Festival dividendoli in quattro categorie: ECCELLENZE, COMICITA’, DELIRIO, INTERNATIONAL. Ognuna di queste categorie avrà un voto che sarà così espresso; Foto 1: SI, Foto 2: BAH, Foto 3: NO.
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ECCELLENZE (Vincenzo Nibali, Fabrizio Pulvirenti, Samantha Cristoforetti)
Il nome della categoria è riferito al fatto che questi personaggi sono delle eccellenze italiane che è giusto invitare ad un evento squisitamente italiano come Sanremo. Buona l’idea Tutti cantano Sanremo, dove gli ospiti ricordano canzoni dai Festival precedenti.
Vincenzo Nibali, secondo ciclista italiano a vincere i tre grandi giri (Vuelta a Espana, Giro d’Italia, Tour de France), sceglie Pensa di Fabrizio Moro.
Fabrizio Pulvirenti, medico di Emergency guarito dall’Ebola ("Se avessi avuto la pelle nera sarei morto come le migliaia di vittime di ebola in Africa. Sono diventato un simbolo solo perché sono un bianco, un europeo"), sceglie Brividi di Rossana Casale.
Originale l’intervista a Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio, direttamente dalla Stazione Spaziale Internazionale. Purtroppo a macchiare il momento ci ha pensato la solita furbata: è infatti saltato fuori che l’intervista non era in diretta, e che Conti ha parlato sul palco ad una registrazione.
In generale, tra questa bischerata e gli altri ospiti, la sensazione è che forse si poteva fare qualcosina in più.
Voto:
COMICITA’ (Alessandro Siani, Angelo Pintus, Luca e Paolo, Virginia Raffaele, Gabriele Cirilli, Panariello)
Il grande fallimento di Carlo Conti al timone di questo Festival è stata la parte comica. Poche, davvero poche le risate che fossero davvero tali, e non solo mezzi sorrisi.
Siani entra in scena facendo sentire a proprio agio in diretta nazionale un bimbo grasso (“da dietro pareva na comitiva”), sale sul palco e mette in mezzo, nell’ordine: Conti che è più nero di Obama; la violinista che si è fatta i capelli dal carrozziere; un paio di suonatori ciccioni; i vecchi che vengono inquadrati, che poi la gente pensa di pagare l’INPS e non il canone. Tutte cose che fanno reggere i suoi minuti sul palco, ma nulla di più.
Note positive Luca e Paolo e Virginia Raffaele: dei primi, molto divertente la canzone Rip Parade sul circo mediatico relativo alla morte dei cantanti, un po’ meno riuscito lo sketch del matrimonio omosessuale. Più o meno lo stesso per la Raffaele: poco convincente la sua Ornella Vanoni, molto ben riuscita invece la scenetta della centralinista.
Ed ecco, putroppo, giunto il momento del tridente pesante Pintus-Cirilli-Panariello.
Pintus se sta a Colorado c’è un motivo: il suo monologo è di una tristezza rara, e ancora peggio è il suo tentativo di darsi un tono solenne con il ricordo di Charlie Hebdo. Una cosa del tipo “siamo tutti fratelli”, poi versi strani, e poi non è che si sia capito bene cosa volesse dire.
L’altro pezzo da 90, Cirilli, sale sul palco, si fa un selfie con Conti e pubblico, poi fa partire un pistolotto sulla paura dell’aereo, e ride più lui del pubblico.
Panariello invece parte bene con l’immortale imitazione di Renato Zero, poi il nulla: carrellata di foto delle parlamentari fighe (si ride solo alla foto della Cancellieri, “sembra Cecchi Gori”) seguita da indignazione sul perché gli assassini sono fuori e Corona no. Si chiude con appello alla fede ed alla giustizia.
Voto:
DELIRIO (Famiglia Anania, Al Bano e Romina Power, Joe Bastianich, Massimo Ferrero)
Si parte subito col botto: sale sul palco la famiglia Anania da Catanzaro. Coppia con 16 figli, è la famiglia più numerosa d’Italia. Il papà invoca Cristo e la Provvidenza a ripetizione che manco Satana ad una messa nera, e il tentativo di Carletto di cambiare argomento è esile di fronte alla Forza della Fede. Spariscono dallo schermo dopo poco, ma rimarranno scolpiti nei nostri cuori per sempre.
Al Bano e Romina Power tornano finalmente a cantare insieme all’Ariston, realizzando il sogno di rivederli insieme che avevano gli italiani di tre generazioni fa. Al Bano è come il formaggio, più è stagionato, più è buono: finisce l’esibizione canora ed in piena trance agonistica si sdraia e si spara tre flessioni sul palco. Conti prova ad ergersi ad eroe nazionale chiedendo il bacio tra i due, che non c’è: l’effetto è quello di quando tua mamma tenta di abbracciarti calorosamente per salutarti mentre i tuoi amici stanno guardando. Non è ancora troppo per il vecchio Al, che si esibisce anche in un pezzo solista. Idolo.
Comparsata incomprensibile di Joe Bastianich. Spiega più volte che uno come Conti nei ristoranti viene trattato in un certo modo perché porta i soldi e si scatena cantando Quando quando quando di Tony Renis con quel suo accento che ci piace tanto. Chiude in bellezza con il saluto a Conti: “vieni nel mio ristorante. E porta i soldi”.
E alla fine c’è lui, Massimo Ferrero, il presidente della Sampdoria. Dona a Conti la maglia della Samp con scritto “Conti=TV” (grande coraggio), ondeggia leggiadro sul palco, chiama gli applausi senza ritegno, e quando Conti lo congeda sbotta “ci ho messo 50 anni per venire qua, e dopo 5 minuti me cacci?”.
Insomma: lodi al Signore, Al Bano, l’avidità di Bastianich, e Ferrero Er Viperetta. Difficile fare meglio.
Voto:
INTERNATIONAL (Conchita Wurst, Charlize Theron, Margot Robbie, Will Smith)
La comparsata di Margot Robbie è stata inutile. Arriva, due minuti per dire “ehi, il mio nuovo film con Will è fantastico, andatelo a vedere”, e poi se ne va. Mah.
Almeno Charlize Theron viene fatta sedere, c’è qualche minuto di intervista, ricorda una canzone di Ramazzotti, insomma c’è qualcosa che giustifichi la sua presenza.
Will Smith è il solito animale da palcoscenico: a suo agio, sta al gioco del conduttore e tenta pure di farlo rappare: gli viene anche presentato Pino Insegno, il suo doppiatore.
Ospite del Festival è stata anche la drag queen Conchita Wurst, all’anagrafe Tom Newhirt. Dopo l’esibizione Conti la intervista e la chiama (forte e chiaro) Tom. Vladimir Luxuria non perde tempo e su Twitter risorge da eroina, chiedendo spiegazioni a Conti, che si giustifica dicendo che era d’accordo con l’artista. Detective Luxuria indaga, scopre che non è vero e lo smaschera. Volendo essere complottisti, viene il sospetto che sia stato un ordine dall’alto a far utilizzare “Tom” da Conti, a voler sottolineare la “doppiezza” e l’”ambiguità” di Conchita. Non proprio una bella cosa.
Chiudo con un
sogno che si è avverato. Will Smith sta per lasciare il palco, Carlo Conti
grida “YO BROTHER” e gli batte il cinque. Come un vero fratello. Grazie.
Ha scritto per voi e per Informazione Gialla, Simone Dardano
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