La 'ndrangheta, grosso problema italiano
I protagonisti - Anime nere. Quelle legate alla mafia. Anche se nate bianche, si sporcano, annerendosi. La mafia fa questo. Questo ritrae lo spaccato italianissimo diretto da Francesco Munzi, con un titolo che ne rappresenta appieno il significato. “Anime Nere” tratta di una famiglia fortemente invischiata nella ‘ndrangheta, nella quale vi sono tre elementi principali. Il figlio, rappresentato da Peppino Mazzotta, il classico esempio del giovane che, nella sua ignoranza, è attratto dagli ideali mafiosi: il potere, la vendetta, il rispetto. Il padre, rappresentato da Fabrizio Ferracane, che invece è un’anima bianca, vuole preservare il figlio da un mondo ignobile e pericoloso. Tuttavia, infine, proprio a causa del figlio, diventerà anche lui anima nera ricercando una vendetta in tipico stile “mafioso”. Il fratello, interpretato da Marco Leonardi, il boss rispettato da tutti per cui l’onore della famiglia è il valore più importante. In certi casi, troppo importante.
Significati - E’ esplicativa la parabola del film: iniziato in modo positivo, a poco a poco si possono notare sempre di più le crepe che contraddistinguono questo mondo, che portano alla catastrofe finale. Le storie mafiose non hanno lieto fine e questo Munzi lo rappresenta appieno. Qui non esistono i bei finali come quello de Gli Intoccabili, in cui Al Capone al termine del film viene arrestato. Finisce male. Questo non porta a dire che “Anime nere” sia un film realistico. Munzi condensa di significato ogni scena, ogni azione è un pezzo del puzzle del racconto. Troppi significati quindi. Il realismo del film non bisogna quindi vederlo nella riproduzione cinematografica delle scene, ma proprio nel messaggio che fornisce. Mafia è male, punto. Per tutti, che tu ci sia dentro o no, che tu sia il boss più importante di tutti o il contadinello costretto a subire soprusi, la mafia può colpirti.
Mafia=Italia? - E’ interessante, inoltre, come Munzi sia uno dei primi registi a ritrarre il mondo della ‘ndrangheta, finora poco considerato nei cinema. ‘Ndrangheta la cui popolarità sta aumentando a dismisura in questi anni. Risale a poche settimane fa lo scandalo emiliano in cui essa è implicata. Insomma, la nostra cara mafia Made in Italy, invece di perdere peso, sembra quasi guadagnarne. E’ uno dei (tanti) problemi del nostro Belpaese. Ci piacerebbe poter dire che se all’estero si dice “italiano mafioso”, sia solo per il nostro non ammirabile passato di esportazione di criminali in America. Ma in realtà la mafia non solo sopravvive, ma accresce le zone di sua influenza e la sua popolarità. La ‘ndrangheta in questo momento è una delle più importanti organizzazioni criminali al mondo, con un fatturato, nel 2013, di circa 53 miliardi di euro. Sì, miliardi. Mi rendo conto di come questo articolo stia rispolverando molti luoghi comuni, ma è possibile che un agenzia criminale con tale fatturato non possa essere anche solo combattuta dallo Stato in cui fa parte? Almeno a livello economico, se non a livello organizzativo. Come fa un’organizzazione, chiaramente illegale, a fatturare 53 milioni di euro e a non avere nessuna problematica dal punto di vista statale? E’ facile dire “in Italia lo stato è mafia”, ma fino a che punto governo e organizzazioni criminali sono legati? Si può dire: però hanno preso Totò Rina e Provenzano. Che siano magari interventi di facciata? Non ho una risposta a queste domande, l’unica cosa che sembra evidente è che film o canzoni di denuncia ce ne sono stati e per quanto siano interessanti e riflettano molto bene una situazione da cui non siamo affatto lontani, non sembrano poter servire a smuoverci da questa situazione. La mafia viene colpita dagli atti, dai Falcone e Borsellino per dire. E allora dobbiamo solo augurarci che ne nascano di Falcone e Borsellino, nasca gente che possa combattere per una causa non irrimediabilmente persa. Potremo anche noi avere un lieto fine come quello de “gli Intoccabili”. Bisogna lottare. Perché questa guerra si può vincere, basta volerlo.
“Mai smettere di combattere finché l’incontro non è finito” cit. Kevin Costner dal film “Gli Intoccabili” di Brian de Palma.
Ha scritto per voi e per Informazione Gialla, Alfredo Montalto
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