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Raul si sveglia con la voglia di correre. L'asfalto che divide la Township dall'oasi di Rocklands è la colazione perfetta, almeno per lui. Quella vera, di colazione, lo aspetta dopo la preghiera collettiva nel cortile della scuola. L'inverno del Sudafrica gli appesantisce di sudore la divisa mentre la cartella gli sbatte sulla schiena nell'impeto della corsa.
È un bambino normale, Raul. Semplicemente a Cape Town si può essere solo così: semplici. Non pretende di capire il mondo, ciò che gli serve sono le regole della strada che gli hanno temprato mente e corpo fin dalla più tenera età. Ha 12 anni, ma di sacrifici ne ha piene le tasche e adesso corre libero verso la scuola.
'God bless you, Mr. Werth', il saluto del buongiorno rivolto al professore di matematica. Dio è una costante nella sua vita, lo legge e lo ripete in continuazione. Lo considera un mantra, non un'abitudine.
I tacchi delle scarpe di cuoio della divisa percuotono nervosamente il pavimento in legno della classe seguendo il ritmo dei secondi rintoccati dall'orologio. È un giorno importante oggi, tra pochi minuti la lezione di algebra lascerà il posto all'ora di ginnastica. Raul ha sentito da qualcuno dei suoi 45 compagni di classe che c'è un nuovo Coach. Un tipo strano, capelli biondi e occhi chiari, ma non viene dalla Germania. Proviene da qualche misteriosa terra oltre la Township di Gugulethu.
Poco importa, è suonata la campana.
La sua nuova maglia del Manchester United lo riempie d'orgoglio e il campo sterrato su cui cammina a piedi nudi si dipinge dei colori dell'Old Trafford. Il nuovo Coach fischia l'inizio della partita, 15 contro 15, palla al centro. La gloria comincia adesso.
'Damn it, Raul!' urla il professore sbattendogli la porta della classe alle spalle. Ecco, è di nuovo in punizione. Tutta colpa di quello stupido Coach che lo ha diviso da Ayden. Se lo meritava quel pugno, pensa imbronciato.
Ayden lo perseguita dal primo giorno di scuola, è un ragazzo più grande, forse 14/15 anni. Lo odiano tutti eccetto le ragazze, loro stravedono per lui. La prossima volta che mi spingerà perché non riesce a starmi dietro io...
-Toc
Una bacca lo colpisce in testa interropendo i suoi pensieri. Raul scuote il capo per cercare il colpevole. Nessuno, il cortile è deserto
-Toc
Dritto sulla testa. Alza il capo e scorge la faccia sorridente del nuovo stupido Coach. È affacciato al balcone del piano rialzato, a quell'altezza non riuscirò mai a colpirlo pensa Raul raccogliendo una bacca. Mi apposterò dietro alle scale. I passi riecheggiano sui gradini. Raul attende paziente dietro il muro, pronto a sferrare il suo proiettile. I passi si fanno sempre più vicini. Ora! Con un movimento fulmineo Raul scarta il muro, carica il colpo e.. Ops! La bacca si spiaccica sulla guancia della persona che in Italia chiameremmo 'vicepreside'.
'Damn it, Raul!'
Di nuovo in castigo, di nuovo arrabbiato, proprio adesso che c'è l'intervallo. Quel maledetto stupido Coach me la paga, non appena lo vedo di nuovo, io...
-Toc
Il pallone da calcio gli tocca la caviglia. Lo stupido Coach è lì a due passi che si sta togliendo le scarpe. Lo sguardo interdetto di Raul incrocia quello della causa delle sue disgrazie.
'Just me and you, Raul. Let's play'
Lo stupido Coach non dimenticherà mai la genuinità dell'abbraccio regalatogli in seguito ad un gesto così semplice.
Lo stupido Coach ha imparato da Raul che il sorriso è come la matematica insegnata da Mr. Werth: è universale.
Gianluca 'Miguel' Minuto
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