domenica 22 febbraio 2015

La Serie A nell'occhio di Sauron


Ombre sulla Terra di Mezzo


Alle ore 21.00 l'arbitro Gianluca, non Tommaso (a buon intenditor poche parole), Rocchi ha deciso di non far nemmeno cominciare il derby della Lanterna: la storica stracittadina ligure si ferma prima di partire, come il pallone nel lago di Marassi. Nonostante l'evento mancato, la pioggia torrenziale non è riuscita a fermare uno spettacolo di rara bellezza in Italia: le due curve si sono date battaglia a suon di coreografie, di cori e, perché no, di sfottò. Tutto ciò però rimane fine a sé stesso per l'inadeguatezza degli impianti italiani, per l'incapacità e l'inadempienza delle istituzioni e per il grande fumo che circonda il grande palazzo di vetro. Fossimo in cima al Monte Fato vedremmo quell'occhio inumano scrutare tra quei vetri opachi per cercare di intuire dove risiede l'oscuro anello del potere: in questo momento non c'è più nulla di sicuro, nessuna carica sembra salda. 

Tavecchio è il presidente, inibito dall'Uefa, schiavo di un commissario tecnico che, dopo averlo rapinato in sede contrattuale, lo minaccia, ogni tre giorni e/o tre proposte di club, richiedendo stage e gite parrocchiali per conoscere meglio i suoi ragazzi. Parla di rivoluzioni e di giocatori italiani nei vivai, poi scivola sulle bucce di banana quasi in senso figurato. Ha la stessa utilità di Pipino il Tuc nelle miniere di Moria e lo stormo di corvi che lo circondano riportano ad Isengaard, con gli occhi fissi sul Palantir dove brucia Minas Tirith.

Lotito, vice presidente di Lega, o meglio, ex-vice presidente di Lega, scende dai piani che contano perché la sua ars oratoria ciceroniana lo ha clamorosamente tradito durante una simpatica chiacchierata con Iodice, direttore generale dell'Ischia. Oggetto del contendere? Un voto. Sì, un voto esattamente come nella più becera politica italiana. Sotterfugi, brama di potere, ma nessun anello per domarli: Lotito non è né Frodo, né Saruman, magari è Grima Vermilinguo e, a questo punto, speriamo non abbia influenzato nessuno con quella lingua tagliente che tutto dice e tutto taglia. 

Albertini è inesperto e sembra non volersi prendere la responsabilità di condurre l'anello nella Terra di Mezzo, Tommasi è un mansueto Sorel che guida l'AIC con veemenza solo quando deve promulgare inutili scioperi per slittare l'inizio di un campionato, altro che rivoluzioni. 

Insomma, nel palazzo di vetro stanno cadendo i castelli di carta e intanto brucia Parma terrorizzata dall'arrivo stridente dei Nazgul, che provano a portare la società ducale fino agli inferi dei cancelli di Mordor. Per i gialloblù la situazione è paradossale, quasi fantozziana: ammettendo e augurandosi che non sia un piano architettato a tavolino, la faccenda del fallimento Parma è un esempio lampante di quanto poco arrosto ci sia tra il fumo fetido che circonda il palazzo del potere.

Nessun controllo, nessuna verifica, chiunque può comprare il Parma, tanto vale un euro, tanto nessuno paga debiti e stipendi. E se capitan Lucarelli si scaglia contro il proprio genitore come fece Faramir, pronto a morire per il suo esercito, gli orchi sembrano sempre più vicini: non c'è luce in fondo al tunnel, c'è solo un occhio che brama potere, che vuole l'anello, c'è solo Sauron nella Terra di Mezzo.




Ha scritto per voi e per Informazione Gialla, Stefano Uccheddu



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