1.01 “Uno” / 1.02 “Mijo”
Qualcuno non ha ancora visto Breaking Bad? Male.
La serie TV incentrata sul professor Walter White che inizia
a cucinare metamfetamine e contestualmente a percorrere una via sempre più
oscura non ha bisogno di presentazioni (e se ne ha, male).
A circa due anni dalla conclusione di quella serie ormai di
culto, arriva il suo spin-off, Better Call Saul, andato in onda l’8 febbraio
2015 con i primi due episodi.
RITORNO AD
ALBUQUERQUE - Già durante la quinta stagione di Breaking Bad, il creatore Vince Gilligan aveva anticipato la
possibilità di una serie incentrata sul personaggio dell’avvocato Saul Goodman,
che fece per Walter White “ciò che Tom Hagen fece per Vito Corleone”.
Dopo la conclusione della serie madre ecco che Better Call Saul inizia a prendere
forma: Bob Odenkirk viene confermato nei panni di Saul, e Jonathan Banks in
quelli del carismatico Mike Ehrmantraut. Gilligan spiega anche che la serie
sarà una sorta di prequel/sequel, raccontandoci di come Saul sia diventato un
avvocato di criminali ma anche mostrandoci scene successive al finale di Breaking Bad. Dopo una lunga attesa, Better Call Saul va in onda. E qual è il risultato?
GLI EPISODI - La
scena iniziale è subito emblematica: una sequenza tutta in bianco e nero ci
mostra Saul (dopo il cambio d’identità operato nel penultimo episodio di Breaking Bad) che lavora in una
panetteria e ricorda i bei tempi andati in cui era l’avvocato di successo Saul
Goodman.
La storia di Saul ha inizio 7 anni prima del suo incontro
con Walt White, quando ancora si chiamava James McGill, un avvocato mediocre
costretto a operare come difensore d’ufficio per arrivare a fine mese. Ha un
fratello, Chuck, che vive segregato in casa a causa della sua paranoia per i
campi elettromagnetici e che rifiuta il consiglio di James di ricevere una
ghiotta liquidazione dal prestigioso studio dove prima lavorava.
Su questo tema emergono i primi tratti del Saul Goodman
che conosciamo: mentre Chuck non pretende la liquidazione per non mettere in
difficoltà lo studio e quindi i suoi clienti, James ribatte che “i soldi sono il punto”. Quando l’ex
studio di Chuck gli soffia dei clienti, James organizza una truffa ai danni di
questi ultimi: ma a causa di un equivoco, spunta una vecchia conoscenza che gli
punta una pistola in faccia.
L’identità del pistolero è da salto sulla sedia: nientemeno
che Tuco Salamanca. A questo punto si entra davvero nell’atmosfera alla Breaking Bad: deserto, sole cocente, Saul
che tratta per la sua vita e quella dei suoi complici con Tuco. Magistrale la
scena della trattativa, e anche la successiva dei grissini che si spezzano. Il doppio episodio si conclude con la
proposta di uno dei tirapiedi di Tuco che cerca di coinvolgere James in
un’azione criminale, che l’avvocato rifiuta (per ora).
Alla fine della visione sorge però una domanda: Better Call Saul va valutata tenendo
conto del contesto (Breaking Bad) che
ha alle spalle o va analizzata come opera singola?
UNA SERIE
“RACCOMANDATA”? - Come opera singola, va detto che si tratta di una serie
che mostra un enorme potenziale, ma che non fa gridare certamente al miracolo.
La regia è ad altissimi livelli, molto simile a quella di Breaking Bad: campi lunghi
nel deserto , le inquadrature quasi cinematografiche che tanto avevamo amato,
ed anche a livello di sceneggiatura non si rimpiange la serie madre.
Risulta però decisivo il fatto che, per quanto si tratti
di un prequel, il personaggio di Saul lo si (ri)conosce già da Breaking Bad, e l’empatia risulta subito
forte. Stessa cosa per il personaggio di Mike, che si limita a fare il custode
(molto) pignolo di un parcheggio, e per la comparsa di Tuco. Se non si fosse
trattato di personaggi che abbiamo già conosciuto e amato, l’effetto sarebbe
stato lo stesso?
IN CONCLUSIONE - Better
Call Saul è partito con il piede giusto. Un’ottima serie che soddisfa le
attese, e che sembra avere molto da dire. Si sente però una certa dipendenza
dalla serie madre, il cui background riesce a trasformare un “ci sta quel bigliettaio scassacazzo” a “ma quel bigliettaio è Mike! che fenomeno,
sarà una grande serie”.
Perciò, Better Call
Saul può essere vista da chi non ha guardato Breaking Bad?
La risposta è no: o meglio, senza Breaking Bad, questa sarebbe una buona serie con un grande
potenziale, ma senza quell’alone di leggenda che ha ereditato in quanto sua figlioccia, che già sta facendo gridare
molti al miracolo. E poi perché dai, davvero qualcuno non ha ancora visto Breaking Bad? Male: vi conviene chiamare
Saul.
Ha scritto per voi e per Informazione Gialla, Simone Dardano
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