domenica 22 febbraio 2015

Diario di Guernica - Nella bocca della rana

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Era stanca anche lei di percorrere quel corridoio, ma lo faceva ormai ad occhi chiusi. Quell'odore sterile brucia nelle narici, mentre scivolano le pantofole come pattini sul ghiaccio, calpestando le lacrime e le preghiere di chi, quel reparto, lo ha vissuto anche per pochissimo ore. La principessa combatteva contro il drago a spada sguainata, ma non si sapeva né per quanto, né fin quando avrebbe retto agli attacchi. Mamma Claudia aveva raggiunto la stanza senza ricordarsi come, lasciando nel lungo corridoio le lacrime, si fece coraggio, aprì la porta e mostrò il sorriso più bello che Emma avesse mai visto.  

Gli occhi della principessa si aprirono al rumore del chiavistello: due fessure stanche, gonfie, ma vive, vive come non mai. Claudia aveva la sua sedia accanto al letto e ne conosceva ogni tassello, avendoci dormito notti intere. Si sedette e prese la piccola mano di sua figlia: "Vincerai, ne sono sicura!", gli sussurrò vicino alla testa glabra e scalfita dalle zanne del drago. Emma rise, le strinse le dita della mano. "I dottori vogliono che tu faccia un'altra nuotata nello stagno, che ne dici?", ma la bambina girò gli occhi, stanca, stufa di nuotare tra esami, bisturi e tac, un'altra, ennesima ed inutile tac. "È la bocca della rana, ti ricordi? Lì nulla ti farà male." Claudia era straordinariamente forte, baciò sulla fronte sua figlia, che sorrise ancora una volta. Erano le ultime ore insieme, Claudia non lo sapeva, la principessa sì: era stanca, aveva lottato tanto, ma il drago sembrava essere sempre più forte, ogni minuto, ogni ora: diventava imbattibile. Alle 23 sarebbero passati a prenderla per portarla a fare un'altra tac, Claudia l'aveva convinta che la tac fosse uno splendido gioco: lei si sarebbe infilata nella bocca della rana per nascondersi da tutto e tutti per vincere la partita a nascondino, il gioco che più amava, ma la bambina cercava sempre di strapparle le dita dagli occhi, per parlale ancora una volta con quei suoi occhioni blu.

Dopo mesi di sonno rubati da incubi e tempeste, Claudia si addormentò su quella sedia che tante volte aveva ospitato i suoi peggiori incubi. Per la prima volta sognò Emma prima che venisse rinchiusa nella torre più alta del castello, la vide in uno stagno, poggiata ad una ninfea, circondata da rane. 

La sua principessa sorrideva felice e di riflesso, con la testa poggiata sul freddo muro della stanza asettica, lo fece anche lei. Si fecero le 23 e, prima di entrare nella bocca della rana, come di consueto, Claudia baciò Emma e si mise a contare, con le mani davanti agli occhi, come faceva sempre, ma Emma, questa volta, non cercò di guardarla negli occhi, entrò nella bocca della rana sorridendo e nessuno riuscì più a trovarla. 




Stefano Uccheddu


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