domenica 18 gennaio 2015

SPECIALE PALLONE D’ORO



Da Béla Guttmann a Lev Yashin: il calcio tra 

maledizioni ed inquisizione


˂˂ Il Pallone d'oro (Ballon d'Or, in francese), noto in precedenza anche come Calciatore europeo dell'anno, è stato un premio calcistico istituito nel 1956 dalla rivista sportiva francese France Football e assegnato annualmente nel mese di dicembre al giocatore che più si distingueva nell'anno solare militando in una squadra di un qualsiasi campionato del mondo. ˃˃ (fonte: Wikipedia




Béla Guttmann: il cavaliere oscuro

Conoscete la maledizione di Béla Guttmann? Ve la riassumo in poche parole. Guttmann, allenatore austriaco del magico Benfica dei primi anni Sessanta, maledisse la sua stessa squadra, dopo la vittoria della seconda Champions League di fila ed il suo addio controverso (leggenda narra di un aumento di stipendio mai concesso…) alle “Aquile”, con la celebre frase: ˂˂ D’ora in avanti, questa squadra non vincerà più una coppa internazionale, da qui a 100 anni. ˃˃ Risultato? Da allora, il Benfica, contata anche la recente finale di Europa League giocatasi a Torino, ha perso 9 finali consecutive. Assurdo, mistico, maledetto: questo è il dark side del football.


Lev Yashin: Rasputin alla corte di Francia

È il 1963, quando Lev Yashin entra di diritto nella storia del calcio: è il primo portiere a vincere il Pallone d’Oro. A distanza di 52 anni, nessuno è ancora riuscito ad infrangere quella che, ormai, possiamo definire “La maledizione di Lev Yashin”: ogni portiere, avvicinatosi con i guantoni al Pallone d’Oro, lo ha sfiorato, sognato, ma poi visto sfumare. I casi sono emblematici: Oliver Kahn, storico portiere del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca, è arrivato per due anni sul gradino più basso del podio, mentre Gianluigi Buffon, probabilmente il più forte portiere della storia italiana (Zoff permettendo…), si è visto soffiare il Pallone d’Oro dal compagno di Nazionale, Fabio Cannavaro, proprio a pochi passi dalla gloria. Ma quest’anno, sembrava l’anno giusto per rompere la maledizione: Manuel Neuer concorreva come underdog tra due mostri sacri del calcio moderno, trattasi di Leo Messi (4 palloni d’Oro di fila) e Cristiano Ronaldo (ultimo vincitore, nonché bi-campéon). Che credenziali aveva Neuer per poter star lì, dove osano gli dèi? Beh, un mondiale vinto da assoluto protagonista, una semifinale di Champions, un campionato vinto a marzo e il merito più grande: quello di aver rivoluzionato il modo di intendere ed interpretare il ruolo più delicato del calcio. Checché ne dicano fior di esperti, un portiere come Neuer non lo abbiamo mai visto: è al tempo stesso regista, libero aggiunto e… Portiere! Capace di uscire con un tempismo inverosimile a 30-35 metri dalla porta e gestire il pallone con grande sicurezza, è l’uomo in più della squadra di Pep Guardiola che può permettersi di giocare con la difesa sulla linea di centrocampo e con un unico difensore di ruolo in squadra (Jerome Boateng), tanto poi c’è Manuel. Non è bastato tutto ciò a portare il portierone cresciuto tra i ‘minatori’, nella curva dello Schalke 04, nell’olimpo al fianco dell’irraggiungibile Yashin. E se il gigante russo maledetto i suoi successori ed il suo ruolo, proprio come Béla Guttmann? France Football crede di averlo ucciso, ma ancora non sa che, Lev Yashin, proprio come Rasputin, non muore mai.

˂˂ Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio. ˃˃ cit. José Mourinho


Per voi e per informazione Gialla, Stefano Uccheddu







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