venerdì 16 gennaio 2015

De circulatorum natura

Lo sgomento italico a portata di tastiera


Fortunatamente mi ritrovo a scrivere, nuovamente, circa la condizione delle due ragazze italiane, Greta e Vanessa, rapite in Siria lo scorso 31 luglio 2014, oggi liberate. Sfortuna vuole che mi debba ritrovare a sottolineare, nuovamente, le reazioni del web in merito alla notizia della avvenuta liberazione.



 (L'arrivo a Ciampino di Vanessa e Greta)



Ma partiamo dal titolo che ho scelto per questo articolo. "De circulatorum natura", letteralmente "Circa la natura dei ciarlatani", è una ripresa del poema didascalico di Virgilio intitolato "De rerum natura" ("Circa la natura delle cose"), in cui il poeta latino illustra, in sintesi, la realtà della natura e il ruolo dell'uomo nell'universo in cui vive. Ecco, la mia trasposizione si concentra sul ruolo dell'italiano 'ciarlatano' che  recita la sua parte in questioni che non conosce, che conosce in parte, o che ignora, senza alcuno spirito critico.

Il tutto nasce dalle polemiche sorte circa la notizia della liberazione di Greta e Vanessa dalla condizione di ostaggi, che si protraeva da più di cinque mesi. Polemiche concentrate sul 'prezzo' attribuito alle vite delle due giovani che, secondo media arabi, ammonterebbe a 12 milioni di euro. Dodici milioni di euro che, secondo l'opinione di alcuni, sarebbero spropositati per due sole vite e, per di più, andrebbero a finanziare l'acquisto di armi da parte dei fondamentalisti islamici.

In questo articolo non voglio toccare la categoria politica, quella categoria politica che cerca consensi nel generalismo e nella poca obbiettività. Sì, mi riferisco a te, caro Matteo. Sono sicuro che in questo tweet tu abbia inserito la parola 'schifo' due spazi prima di dove avrebbe avuto senso.

"Se veramente per liberare le due amiche dei siriani il Governo avesse pagato un riscatto di 12 milioni, sarebbe uno schifo! #Salvini #Lega"

Una parte dell'Italia si risveglia, quindi, a sfavore dell'operazione diplomatica svolta dalle autorità italiane per permettere alle due ragazze di rientrare in Italia quanto prima. Sempre la stessa parte dell'Italia, diciamo la più parsimoniosa, si è però già dimenticata la gioia provata ed espressa per la liberazione di altri ostaggi, pagati anch'essi profumatamente. Infatti, se si digitano sul motore di ricerca on line di Google le parole 'italiani liberati riscatto', compariranno 239'000 risultati di ricerca, difficile che riguardino tutti la vicenda delle due attiviste italiane rapite in Siria.

Rinfreschiamoci, dunque, la memoria.

Novembre 2014 - 'I parsimoniosi d'Italia' forse hanno dimenticato il milione di euro versato dallo stato italiano per la liberazione di Marco Vallisa, il tecnico italiano di 54 anni rapito in Libia lo scorso 5 luglio 2014. Grande festa in tutto il piacentino che, giustamente, festeggiava la liberazione di un compaesano, anzi di un italiano, preso in ostaggio in territorio ostile. Ma forse Marco 'non se l'era andata a cercare'.



Agosto 2009 - Forse non tutti ricordano l'arrembaggio avvenuto nel Golfo dell'Aden l'11 aprile 2009, quando un manipolo di pirati somali attaccò e sequestrò il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' facendo prigionieri tutti i marinai a bordo, compresi 10 italiani. La vicenda piratesca si concluse nell'agosto successivo, a distanza di 5 mesi, con l'annuncio dell'allora ministro degli esteri Franco Frattini, della liberazione del rimorchiatore e degli ostaggi. Uno dei pirati rilasciò dichiarazioni all'agenzia Reuters affermando di aver intascato un riscatto di 4 milioni per il rilascio. Affermazione smentita in seguito dalla Farnesina. Per come stanno - e stavano le cose - il dubbio circa il pagamento permane. Seguì giubilo su tutto il suolo italico per la liberazione dei dieci marinai, ma forse anche loro 'non se la sono andata a cercare'.


Marzo 2007 - Ancora più datata la brutta avventura di due tecnici italiani dell'Eni, Francesco Arena e Cosima Russo, rapiti in Nigeria il 7 dicembre 2006 dai guerriglieri del Mend. Francesco Arena dichiarò per telefono alla moglie di esser stato trattato bene e, in seguito al pagamento del riscatto pattuito, liberato. Farnesina ed Eni smentiscono quanto detto, ma le parole dell'allora ministro degli esteri Massimo D'Alema sono quanto mai eloquenti: "[..] il pagamento di un riscatto non è questione che coinvolge principalmente il governo. Il nostro compito è salvare i nostri connazionali". Insomma, massima solidarietà per i concittadini rapiti e in pericolo. Concittadini per cui non si bada a spese perché la vita non ha prezzo. Forse i 'parsimoniosi d'Italia' erano anche allora contrari a tutto ciò, oppure ritenevano che i due tecnici 'non se la fossero andata a cercare'


Per non rendere troppo lungo l'articolo con le altre molte storie di italiani rapiti all'estero, vi elenco per sommi capi, stilato da RaiNews, le vicende simili che si sono susseguite dall'inizio del XXI secolo:


Fabrizio Quattrocchi, Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, Iraq, 2004 - I contractors vengono sequestrati a Baghdad. Verranno tutti liberati tranne Quattrocchio che, secondo quanto riportato dall'allora ministro degli Esteri Franco Frattini, avrebbe detto: “Vi faccio vedere come muore un italiano”.  

Simona Pari e Simona Torretta, Iraq, 2004 - Dura tre settimane il sequestro delle cooperanti dell’associazione Un Ponte Per.  

Giuliana Sgrena, Iraq, 2005 - La  giornalista del Manifesto resta per 30 giorni nelle mani dei sequestratori. Dopo la liberazione, rimane ucciso in un agguato sulla via verso l'aeroporto di Baghdad l’agente del Sismi Nicola Calipari. 

Daniele Mastrogiacomo, Afghanistan, 2007 - Nel suo libro “I giorni della paura”, uscito nel 2009, il giornalista di Repubblica racconterà le sue due settimane di sequestro.  

Sergio Cicala e Philomène Kabouré, Mali, 2010 - Rapita in Mauritania e liberata in Mali la coppia stava andando a trovare il figlio della donna in Burkina Faso.  

Domenico Quirico, Elisabetta Rosaspina, Giuseppe Sarcina e Claudio Monici, Libia, 2011 - Un sequestro-lampo, due giorni di paura per il giornalista della Stampa e i tre colleghi, due del Corriere e l’ultimo di Avvenire.  

I 6 italiani della Rosalia D'Amato, largo dell’Oman, 2011 - A bordo del mercantile sequestrato dai pirati somali ci sono 22 membri dell’equipaggio, tra cui sei italiani. Liberi dopo 7 mesi.  

Gli 11 italiani della Savina Caylyn, Somalia, 2011 - Presa in ostaggio dai pirati somali, la petroliera dei Fratelli D’Amico. Dieci mesi da incubo finiti prima di Natale.  

Maria Sandra Mariani, Algeria, 2011 - Per oltre 14 mesi la turista fiorentina è stata nella mani di Al Qaida per il Maghreb Islamico.  

Rossella Urru, Algeria, 2011 - Dopo il rilascio della cooperante, l’allora ministro Andrea Riccardi commenta: “E’ figlia dell’Italia migliore”  

Franco Lamolinara, Nigeria, 2011 - Sequestrato dai jihadisti viene ucciso dalle forze speciali di Londra che volevano liberare l’ostaggio britannico che si trovava con lui.  

Domenico Quirico, Siria, 2014 - 152 giorni di terrore che racconterà sulla Stampa il giorno dopo il rilascio.  

Marco Vallisa, Libia, 2014 - Rapito a luglio, il tecnico emiliano è stato liberato in novembre.  

Gianluca Salviato, Libia, 2014 - Anche lui tecnico, di stanza a Tobruk, Salviato è stato liberato pochi giorni dopo Vallisa.  




Ora vorrei chiedervi, popolo del web, secondo voi che differenza c'è tra un tecnico, un giornalista o un attivista italiano tenuto in ostaggio da un pericoloso gruppo terrorista? Ve lo dico io, nessuna. Non c'è alcuna differenza perché un italiano in pericolo non ha sottocategorie, un italiano in pericolo su un suolo ostile non ha un prezzo. E inoltre, che ci si trovi in un posto come la Siria per volontariato umanitario e sociale, quindi non retribuito e senza fini di lucro, è da considerarsi molto più nobile rispetto ad un qualunque altro incarico pagato.

Naturalmente il caso di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli andava gestito e prevenuto. Che esista il volontariato umanitario è cosa lodevole, ma che sia condotto con margini di sicurezza. Queste ultime righe sono rivolte alle istituzioni, che si sbagli sia con cattive che con buone intenzioni è accettabile, ma il compito di un governo è anche quello di tutelare la possibile condizione di chi si avventura in un territorio turbolento.


Per voi, Gianluca 'Miguel' Minuto



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