L'espressione della solidarietà italiana
Ho seguito molto da vicino - sui social, sul web e sulle televisioni anche non italiane - la vicenda delle due attiviste italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite lo scorso 31 luglio in Siria dal gruppo jihadista al-Nusra. Da quel 31 luglio 2014, data che sembra ormai lontana visto il succedersi del nuovo anno, le notizie sulle due ragazze rapite sono andate via via affievolendosi. In modo indirettamente proporzionale sono cresciute a dismisura critiche e polemiche sull'operato delle due ventenni. Sui social network e sul web, infatti, si registra un preoccupante climax ascendente di insulti e menefreghismo circa l'attuale condizione delle due giovani ostaggi.
(Greta Ramelli e Vanessa Marzullo) |
E dire che queste due ragazze non sono neanche nuove del "mestiere", infatti Vanessa, di Brembate, studia mediazione linguistica e
culturale all’Università di Milano. Greta, di Besozzo, studentessa, è una volontaria
della Croce Rossa e ha già prestato attività di cooperazione in Zambia e in
India.
(Greta Ramelli) |
Addentrandomi in profondità a questo fenomeno sociologicamente inspiegabile, ho reperito articoli e post redatti e composti da persone che sono completamente convinte che le due italiane rapite se la siano, a parole loro, "andata a cercare" e che, quindi, lo stato italiano non abbia la benché minima responsabilità sulle operazioni di recupero e di salvaguardia delle trattative per riportarle in Italia, a casa, al sicuro. Ciò che trovo inspiegabile, come poi vi mostrerò con esempi successivamente, è come l'opinione di alcuni di fronte a notizie come questi sia cambiata già solo da pochi mesi fa: i rapimenti in territori turbolenti sono sempre avvenuti, crisi o non crisi, e l'opinione del web, almeno della fetta più ampia, tirava dritta sulla stessa lunghezza d'onda: 'riportiamoli/e a casa!'. In questo caso, invece qualcosa è cambiato e adesso vi porto alcuni esempi.
9 agosto 2014, "Le stronzette di Aleppo" di Maurizio Blondet - Parto subito col presentarvi il fabbro di cotanta saggezza: Maurizio Blondet, scrittore e giornalista italiano, autore e conferenziere di ispirazione cattolica
tradizionalista, è stato inviato speciale per Oggi, il Giornale, Avvenire, e ha
scritto successivamente anche su La Padania. Ha diretto, insieme a Siro Mazza,
la rivista trimestrale di studi cattolici Certamen. Blondet dirige dal 2003 la
testata giornalistica online Effedieffe.com, edita da Effedieffe Edizioni,
fondata da Fabio De Fina. Accusato più volte di antisemitismo da testate nazionali e internazionali.
L'articolo, se così si può chiamare, tanto dibattuto è quello pubblicato sul sito 'Il punto di prtato.org' in data 9 agosto 2014, quindi proprio 10 giorni dopo la scomparsa delle due attiviste italiane (anche da questo si possa pensare con quanto materiale valido abbia potuto lavorare e comporre un articolo così dettagliatamente diffamatorio), in cui, il sig. Blondet, attacca la causa e la persona delle due ragazze appena rapite.
Vi riporto un breve estratto dell'articolo: "Nella loro ultima telefonata, chiedevano altri fondi.
Pericolo per le loro faccine angeliche, o le loro tenerissime vagine? No, erano
sicure: avevano capito una volta per tutte che i cattivi erano quelli di Assad,
e loro stavano coi buoni, i ribelli. E i buoni garantivano per loro. Si
sentivano protette. Nell’ultima telefonata hanno detto che avevano l’intenzione
di restare lì. Un Paese serio le abbandonerebbe ai buoni, visto che l’hanno
voluto impicciandosi di una guerra non loro di cui non capiscono niente, in un
mondo che a loro sembra ben diviso tra buoni e cattivi. Tutt’al più, candidarle
al Premio Darwin (per inadatti alla lotta per la vita), eventualmente alla
memoria… Invece la Farnesina s’è sùbito attivata, il che significa una cosa: a
noi contribuenti toccherà pagare il riscatto che i loro amici, tagliagole e
criminali, ossia buoni, chiederanno. E siccome le sciagure non vengono mai
sole, queste due torneranno vegete, saranno ricevute al Quirinale, i media
verseranno fiumi di tenerezza, e pontificheranno da ogni video su interventi
umanitari, politiche di assistenza, Siria e buoni e cattivi di cui hanno capito
tutto una volta per tutte. Insomma, avremmo due altre Boldrini".
Gli ultimi risvolti della vicenda - L'ultimo giorno dell'anno viene pubblicato un video su YouTube da parte gruppo jihadista al-Nusra in cui si vedono le due ragazze, velate, avanzare una supplichevole richiesta di essere riportate a casa entro natale. Una dei due ostaggi tiene in mano un cartello portante la data del giorno della ripresa del video, il 27 dicembre. Le ragazze, a capo chino, richiedono l'intervento immediato delle forze diplomatiche italiane per essere rilasciate. Un video-messaggio che scuote la Farnresina e tutta l'opinione pubblica italiana.
La risposta di Salvini - Mentre sul web infuria il dibattito sul fatto se sia giusto o meno riportare a casa Greta e Vanessa, su Affaritaliani.it il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, è intervenuto lo scorso 2 gennaio affermando: "Non si pagano i terroristi che poi magari vengono a metterci le bombe a casa nostra. Non si finanziano terroristi che possono massacrare centinaia di vite. Si tratti in maniera diversa", spiega Salvini.
"Spero che Greta e Vanessa tornino a casa sane e salve, però chi va a fare
certe cose in certi luoghi sa che rischia. Evidentemente fare volontariato a
casa è più sicuro che farlo in zone di guerra".
Il ragionamento è giusto, ma utopico. Dunque, niente di concreto.
Imolaoggi.it, 2 gennaio 2015 - 'Il primo quotidiano telematico imolese dal 1997' pubblica un articolo che si propone di fare luce sulle vite delle due giovani. Vite che sembrano una seconda resa di "Dr Jekyll and Mr Hide" tra ombre e jihadismo, le due ragazze vengono dipinte come militanti attive dei ribelli che cercano di rovesciare l'attuale dittatore della Siria, Assad. Il problema di questo articolo è l'infondatezza e le basi totalmente inesistenti su cui l'intero testo è costruito. Nessuna fonte, nessun testimone e sigle sconosciute. Insomma, aria fritta. Aria fritta che, però, ha i risvolti negativi della disinformazione: qualcuno, effettivamente, finisce col crederci.
Il Giornale, 3 gennaio 2015, un titolo che fa riflettere - "Vanessa e Greta, samaritane innamorate del kalashnikov", questo il titolo apparso sull'edizione del "Il Giornale.it" di ieri, sabato 3 gennaio. Un titolo che mira a sollevare l'opinione pubblica contro l'operato - ma anche contro la situazione - delle due attiviste italiane rapite in Siria. Che la causa del rapimento si possa discutere è un conto, ma la responsabilità che i media hanno nei confronti delle vittime e dei lettori supera di gran lunga ogni parola e pensiero di sdegno sull'opinione politico-sociale delle due ragazze. Vi invito a leggere l'articolo completo per farvi un'idea di ciò di cui sto parlando.
Per concludere - Il mio commento conclusivo è simile a quelli che, moderatamente, la pensano come me. Le ragazze rapite sono cittadine italiane in pericolo di vita, ergo il governo italiano deve fare tutto ciò che è in suo potere per farle ritornare in patria vive e vegete. Il governo italiano, però, ha un altro dovere, quello di prevenire casi come questo. Imporre barriere istituzionali per impedire a soggetti con scarsa conoscenza del territorio e nessuna abilitazione dovrebbe essere la regola in un paese che non può più permettersi spese fuori dal budget. Ben venga il volontariato, ma che si operi con buon senso da ambo le parti.
Per voi, Gianluca 'Miguel' Minuto
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