Benvenuti a tutti su questo nuovissimo blog che vi terrà informati su cosa e come accade nel mondo! Questo è il mio primo tentativo di sfondare nel mondo del giornalismo, un impegno a cui dedicherò tutta la mia passione e la più minuziosa cura nel riportare le notizie.
domenica 7 dicembre 2014
"Non riesco a respirare"
Soffocare le proteste
"Non riesco a respirare, non riesco a respirare". Queste le ultime parole di Erik Gardner mentre quattro poliziotti lo immobilizzavano per arrestarlo.
"Non riesco a respirare, non riesco a respirare". Queste le parole rimaste incise nella pietra di un marciapiede di New York sul quale Erik Gardner, il 17 luglio scorso, morì.
"Non riesco a respirare, non riesco a respirare". Queste le parole che potrebbero riassumere la condizione sociale dei milioni di afroamericani residenti negli Stati Uniti d'America.
L'acutizzarsi dell'attenzione mediatica circa gli ultimi episodi di cronaca nera avvenuti negli Stati Uniti d'America, infiamma l'opinione mondiale riguardo al razzismo e alla Xenofobia presenti sul suolo americano. Movimenti di protesta e tafferugli pubblici hanno invaso le vie di numerose città americane e, successivamente, le prime pagine dei principali giornali.
Ma cos'è successo? - Lo scorso 3 dicembre il Gran Jury di Staten Island ha deliberato il proscioglimento da ogni accusa per i quattro agenti coinvolti nella morte di Erik Gardner, un afroamericano di 43 anni, morto d'infarto in seguito all'arresto da parte di quattro poliziotti. Il caso ha subito infiammato gli animi già caldi dei milioni di afroamericani residenti a New York e, in seguito, quelli di tutti gli afroamericani sul suolo degli Stati Uniti, indignati dalla brutalità dell'operato dei quattro agenti.
Il video mostra gli ultimi istanti di vita di Erik Gardner, deceduto, in seguito alla colluttazione con gli agenti della polizia, per infarto.
La polveriera è pronta ad esplodere - Il clima attorno alla vicenda era già notoriamente incandescente in quanto il 9 agosto scorso, nella città di Ferguson, l'agente Darren Wilson uccise, sparandogli, il disarmato diciottenne afroamericano Michael Brown. La tempesta si scatenò con violenza sugli Stati Uniti quando il Gran Jury decise di non incriminare l'agente apparentemente colpevole dell'omicidio del ragazzo. In tutta la città di Ferguson, centinaia di migliaia di persone afroamericane e non, si mobilitarono in manifestazioni e sit-in per denunciare l'evidente ingiustizia subita dal ragazzo in prima persone, ma anche da tutte le persone afroamericane che in questo episodio videro calpestare i loro diritti da cittadini.
La miccia è accesa - L'ondata di proteste non si arresta, anzi, in tutte le principali città degli Stati Uniti d'America si registrano manifestazioni contro le decisioni di prosciogliere gli agenti che hanno commesso, agli occhi dei cittadini, degli omicidi. Lo stesso presidente Obama si dice stupito della decisione.
Insomma, xenofobia e razzismo, purtroppo, sono ancora presenti nel mondo e lo saranno ancora per diversi anni. Sicuro è che ci saranno sempre uomini e donne, bianchi e nere, pronti a contrastare manifestazioni di odio razziale, perseguendo la legge e il buon senso.
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